Unanime l’accordo, anche dei partiti di “opposizione” (tra loro si definiscono così). La misura potrebbe essere retroattiva, e riguardare anche il debito dell’Ici. I rappresentanti della maggioranza: «Se riduciamo l’importo dell’Imu (da 54 euro/mq a 16 la possibile variazione) potrebbe avvenire che finalmente le cave paghino quanto richiesto»
di TOMMASO VERGA
IN TEMA L’EVOCAZIONE DI LEONARD NIMOY. Il quale, per dimostrare la propria contrarietà, avrebbe fatto ricorso al celebre «le esigenze dei molti contano più delle esigenze dei pochi». Si perdoni l’insulto dell’utilizzo della nobiltà del compianto Doctor Spock sul terreno vulcanico delle cave guidoniane. Ma l’aforisma è utile: a misurare la distanza ideale tra Michel Barbet, il sindaco che si diceva 5stelle di Guidonia Montecelio, e il luogotenente del capitano James T. Kirk.
Come possa un sindaco, ci si chiede, adottare un provvedimento che riduce le imposte ai più ricchi? In un momento drammatico per la vita dell’intera umanità – e quindi dei propri concittadini –, dal quale nessuno sa come se ne uscirà, o come sarà possibile ripristinare le condizioni precedenti la pandemia (ammessa una previsione credibile in merito).
Oggetto: i terreni delle cave di travertino. Con l’imposta che si vuole ridurre da 54 al mq a 16. Un proposito lungo tredici anni. Che si immaginava fallito mentre è stato semplicemente accantonato, lasciato in sospeso. In attesa di tempi migliori. Che si direbbero ben venuti, da un biennio grosso modo. Da qui la raccomandazione di portare l’intendimento a buon fine, secondo i desiderata dei padroni delle cave: sono terreni agricoli, la loro impostazione, quindi è giusto ridurre l’Imu a 16 euro per metro quadro diversamente dall’applicata attuale aliquota corrispondente a 54 euro. Che non si versano nelle casse del Comune, tanto che si è arrivati a un deficit di 27 milioni di euro. Nel governo cittadino c’è chi sostiene la bontà della riduzione che da virtuale diventerebbe virtù, «i padroni delle cave a quel punto non avrebbero scuse, dovrebbero effettivamente versare le imposte» la tesi. Per altro, pecunia non olet, a quanto sembra non risulta sconveniente paragonare il valore di una pietra nobile come il travertino a patate e pomodori.
La storia, sindaco Filippo Lippiello, inizia con la delibera consiliare n. 23, del 16 maggio 2007, «Approvazione relazione per la determinazione del valore venale medio aree edificabili per accertamento dell’Imposta comunale sugli immobili. Integrazione regolamento». Un “salto” di tredici anni e si passa alla delibera della giunta n. 130 del 24 novembre 2020, sindaco Michel Barbet, «determinazione valore aree fabbricabili ai fini ICI/IMU. Indirizzi e determinazioni». Un copia-incolla dell’altra. Una prima semplice domanda: l’Ici cosa c’entra? C’entra, c’entra… Si vedrà più avanti.
Perché la seconda puntata vira in direzione cave di travertino. In particolare, verso il proposito di modifica del valore dei terreni adibiti a escavazione. A seguito della 23 del 2007, viene approvata una seconda delibera che indirizza l’Ici, l’imposta in vigore a quel tempo su terreni agricoli. Non finisce bene. Perché la Corte costituzionale sentenzia che in materia di imposte e tasse è competente il Consiglio comunale. Finisce lì. Fino a Michel Barbet.
Il quale, forte della (recitata) opposizione dei partiti politici cittadini – che i padroni delle cave conoscono molto bene –, definisce «immediatamente esecutiva» la delibera n. 130/2020 di poco meno di un mese fa. Anche se, trattando imposte e tariffe, l’atto deve passare al voto del Consiglio comunale. Assemblea o giunta, chi l’approva dovrà attendere il responso della Corte dei conti.
I proponenti sono Chiara Amati, assessora all’Urbanistica, demanio e patrimonio, e Nicola Sciarra, Bilancio. Nessuna obiezione, la «determinazione» del valore delle aree fabbricabili rientra pienamente nelle specifiche competenze. Anche qui però, c’è l’onnipresente Elisa Strani, che razionalmente non si spiega. A meno che, nel confuso arrabattarsi sui temi della città, Barbet non intenda assegnare alla propria delibera la sottomissione al Dup (il Documento unico di programmazione) che certifica l’intenzione della Strani di «rideterminare i valori dei terreni estrattivi». Così è scritto, nero su bianco.
Il risvolto riguarda l’opposizione (si autodefinisce così) dei partiti e delle minoranze. Una indicazione utile è venuta dal Consiglio comunale del 25 novembre, allorché Anna Checchi e Lorena Roscetti, le due consigliere di «Attiva Guidonia» hanno sollevato il problema del credito accumulato dall’ente, 40 milioni, dei quali 27 risalenti alle cave del travertino. Non una voce a sostegno, solo un disaccordo perfettamente intonato, a dimostrazione che, nella sede della democrazia cittadina, scatta l’autocensura quando si affrontano determinati argomenti. Tra questi, le cave.
Tanto è vero che nessun consigliere ha trovato da ridire – in nessuna direzione – sul fatto che il tema abbia dominato i tempi e l’agenda della politica e dell’amministrazione dell’intero anno che si va concludendo. Con la singolare constatazione che non ci sono mai stati contrasti, in nessun caso, sull’argomento-travertino. Infatti, l’opposizione – di maniera appunto – è sempre stata indirizzata verso il sindaco, gli assessori, il loro partito.
Non risulta avanzato un atto, uno qualsiasi, neppure relativo alla richiesta su quanto ha introitato il Comune dalla rateizzazione dei debiti delle società. Tutto il contrario invece in materia di «determinazione dei valori dei terreni estrattivi». Argomento sul quale le minoranze in Consiglio protestano perché sinora si è perso tempo.
Occorre superare lo stallo sui contenziosi Imu è l’opinione di Arianna Cacioni, Lega per Salvini, “su cui – dice – già un anno fa, come opposizione, avevamo cercato di incidere quando inascoltati avevamo chiesto l’adozione dei regolamenti per il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali gravate da procedimenti di ricorso giudiziario». A cosa si riferisce la concorrente-sindaco della destra? Vorrebbe dire che è necessario un «condono»? Al termine, «una richiesta urgente di convocazione di commissione, all’ordine del giorno appunto le attività di cava nei tanti aspetti che interessano l’amministrazione».
Da quello che si è riusciti a dedurre, il nodo vero, ovvero un confronto di merito sulla natura «fiscale» di quei terreni non è mai stato affrontato. Si è preferita la mancava corresponsione degli importi pretesi dalla «Tre Esse», l’esattore del Comune di Guidonia. Dopo sentenze di condanna, anche della Cassazione, che confermavano l’aliquota corrispondente ai 54 euro. Step finale, in mancanza dei pagamenti, il sequestro dei conti correnti, cessato per ordine di Barbet.
Ma in passato l’argomento non è mai stato affrontato, non se n’è mai discusso? La parola agli ex: Davide Russo, vicesindaco della giunta Barbet e assessore alle Attività produttive (delega comprendente le cave) fino a giugno, e il sindaco Eligio Rubeis
Davide Russo: i terreni delle cave sono altamente redditizi, i cavatori non possono pagare meno di artigiani e agricoltori
La questione dell’ICI/IMU è stata avanzata più volte da parte degli imprenditori delle attività estrattive negli anni. Gli uffici competenti avevano delle perplessità sulla rideterminazione dei valori, in quanto sono considerate attività produttive a tutti gli effetti. Avevo più volte rilevato che i terreni di cava sono altamente redditizi, e che i cavatori non possono pagare meno degli artigiani ed agricoltori, considerando anche che le tasse dovrebbero essere un fondamentale strumento di equità nella distribuzione dei contributi alla comunità. peraltro anche le sentenze da parte della Corte di Cassazione confermano che le aree adibite ad attività estrattiva, non sono qualificabili come attività agricole.
Un altro problema è che Guidonia Montecelio ha un piano di rientro e degli impegni presi. Una rideterminazione dei valori potrebbe portare l’ente in fallimento.
L’ex sindaco Eligio Rubeis: sono terreni agricoli classificati industriali per il solo periodo di escavazione del travertino
Ma i terreni dai quali si estrae il travertino sono «industriali» oppure «agricoli»? Il «codice Ateco» qualifica l’estrazione attività industriale, quindi come si possono dire agricoli o essere classificati tali?
«Naturalmente conosco perfettamente i termini della questione, anche se non sono mai intervenuto in merito, tanto che si discute del problema proprio perché è tuttora in vigore la delibera di Lippiello del 2007».
– Sta dicendo che non ha mai verificato la congruità delle imposte sulle cave?
«No, perché non ce n’è stato bisogno. Si indicano zone fuori del Piano regolatore, quindi terreni agricoli – la risposta dell’ex sindaco –. Il che vuol dire, stando alla normativa in vigore, che nel momento in cui si avvia un’attività industriale, e una cava di travertino lo è, la classificazione modifica anche il terreno, che quindi diventa industriale. Tornerà agricolo al momento della cessazione dell’escavazione».
– Il debito delle cave verso il Comune, derivante dal mancato versamento di Ici/Imu, è pari a 27 milioni di euro. Si parla di “rideterminare” l’aliquota: una decisione che potrebbe interessare anche il debito pregresso? uno sconto sul debito maturato?
«Come mi debbo spiegare? Questo è un atto che non si può fare, una decisione che non si può adottare, la legge non lo consente. Figurarsi se si parla di debito maturato, pregresso».
– Le pongo un altro quesito. Il Comune di Guidonia Montecelio ha introitato un prestito di 26 milioni. Ne discende che è impegnata con il Mef nella restituzione, il cosiddetto “piano di rientro” decennale, fondato su previsioni di entrate che comprendono naturalmente le imposte delle cave, nei valori contabilizzati al momento della firma del “piano”. La sola maggioranza consiliare, a marzo, ha approvato la rateizzazione del debito in sette anni, in 72 rate (anche se l’esborso non sarebbe neppure cominciato). Verrà ora la “determinazione del valore dei terreni”. Questo saltare di palo in frasca rispetto agli impegni assunti con lo Stato creerà conseguenze per la città?
«Certamente. La mancata osservanza dei termini e delle scadenze del “piano di rientro” – secondo Rubeis –, potrebbe “consigliare” il ministero a pretendere l’intero saldo dell’esposizione. Il che porrebbe il Comune difronte a un impegno imprevisto. Se non fosse in grado di farvi fronte, la dichiarazione di dissesto sarebbe immediata».
Tra Michel Barbet e Filippo Lippiello i trascorsi di entrambi nella rutelliana Margherita
Due i personaggi, Filippo Lippiello e Michel Barbet, molte di più le similitudini. A cominciare dal fatto che entrambi sono (stati) sindaci di Guidonia Montecelio. Con all’occhiello il distintivo dello stesso partito, la rutelliana Margherita. Fa niente se gli eventi hanno modificato l’orientamento d’avvio. La collocazione non sempre cambia il modo di pensare – l’insegnamento viene dai missini transitati verso la Lega di Salvini: Ettore Muti è stato un totem e tale è rimasto –. Un background che nella circostanza costituisce il collante della sintonia del nostro tempo.
Un embrassons nous che però appariva estraneo, non dovesse contare nell’«estate calda» del 2018. Con Filippo Lippiello contro Michel Barbet. E i lavoratori delle cave di travertino della «Str spa» dell’industriale che accusavano il primo cittadino non soltanto di voler chiudere la loro azienda ma l’intero settore. E il primo cittadino che replicava con toni e contenuti di sfida. Sostenuto da esponenti del suo partito che all’epoca dichiaravano senza riserve che «sì, vogliamo chiudere le cave».
Qualcosa sarà accaduto per trovare i due filare d’amore e d’accordo in nome della sintonia succeduta a quegli eventi. Anche se nessuno conosce il testo del patto di non belligeranza. Talmente tale che il sindaco s’è conquistato il benestare delle opposizioni che in quell’agosto-settembre tutto immaginavano meno che l’epilogo della vicenda sarebbe stato il sottosopra. Con il travertino protagonista. Che avrebbe occupato tutto il 2020 nelle attività della giunta e del Consiglio. Una conquista per Barbet, considerata importante al punto che i padroni delle cave vengono unanimemente giudicati l’altro partner degli ex 5stelle, soci in un governo cittadino ormai stabilmente bicolore, lista civica-cavatori. E i grillini? Scomparsi, aperta la scatoletta non hanno trovato solo del tonno. E ormai degustano i sapori del potere.