di TOMMASO VERGA
A “LAZIO SERVICE” non si sentivano sicuri. Dal 2013 la preoccupazione è svanita. A lenire l’ambascia, dall’8 luglio di quell’anno provvede Giuseppe Renato Croce, “Project Manager del Modello Organizzativo della Sicurezza ex art. 30 del testo unico 81/2008 s.m.i. di Lazio Service spa”. Identica, maiuscole comprese, la dizione rammenta come pure in Atac le mansioni non differissero (differivano: è uscito nel 2012). Quindi nessuna discrepanza tra l’azienda capitolina di trasporto presieduta da Adalberto Bertucci e quella in house della Regione Lazio di “potestà” di Nicola Zingaretti. Scaduto il contratto, il rinnovo datato 13 aprile si prolungherà sino al 12 aprile 2016. Semestrale il primo, annuale il successivo. Per “determinazione dell’amministratore unico”.
Che c’è di strano? Nulla. Perché nel curriculum vitae che Giuseppe Renato Croce ha depositato presso l’azienda regionale non c’è scritto nulla della P2. E quindi nessuno poteva sapere né immaginare della sua appartenenza alla loggia massonica di Licio Gelli. La politica ha la memoria corta.
Oppure vivacissima ma in dipendenza delle circostanze e delle convenienze. Di certo (o meglio: si immagina), se l’amministratore unico ne fosse stato a conoscenza, le cose avrebbero preso un’altra piega. Quella tessera – la n° 2071 – ebbe qualche conseguenza per l’interessato. Infatti, la commissione disciplinare del Csm (il Consiglio superiore della magistratura) lo trasferì per punizione a Tivoli, nel 1981. Dopo aver passato lunghi anni nella sede della Pretura tiburtina – allora in viale Trieste – Croce riuscì a superare gli esami verso la Corte di cassazione.
Giunto alla quiescenza – è nato nel 1939 – GRC è diventato un manager: sicurezza, anticorruzione e illegalità, trasparenza e integrità i temi preferiti. Che gli hanno consentito di accumulare titoli in enti pubblici a tutti i livelli. Al punto di essere investito dell’incarico di “responsabile del servizio di protezione e prevenzione della direzione territoriale” del ministero del lavoro a Roma. Ma anche – per restare nei nostri paraggi – di “presidente del campus universitario della Valle dell’Aniene e dell’Alto Lazio” (urgono chiarimenti…). O di “coordinatore dei corsi di formazione dei carabinieri appartenenti al Comando Carabinieri Tutela del lavoro”.
A seguito della norma introdotta dalla ministra Marianna Madia, in quanto pensionato e quindi inibito a svolgere mansioni retribuite, con il rinnovo della consulenza del 13 aprile scorso l’ex pretore non percepirà compensi da “Lazio Service”, salvo il rimborso spese. Nella precedente gli erano stati assegnati 6.147 euro (una tantum per il semestre? ogni mese?) di “importo contrattuale” più iva. La differenza dovrebbe risalire alla sottoscrizione dei due contratti da parte della società: il primo – ma qui la “trasparenza” è opaca – dovrebbe averlo deciso Donato Robilotta, il socialista berlusconiano al vertice di “Lazio Service” dai tempi di Renata Polverini; il successivo reca la firma di Massimiliano Raffa, quindi epoca-Zingaretti.
Nell’un caso e nell’altro, in azienda non sono stato richiesti titoli atti a ricoprire l’incarico tra i 1400 lavoratori dipendenti. Probabilmente per non rendere di dominio pubblico il fatto che si parla di una funzione non necessaria. Infatti, precisa la Cgil, “Lazio Service” è in possesso della “certificazione di conformità SGSL alla norma BS OHSAS (Occupational Health and Safety Assessment Series) 18001:2007 dal 25 ottobre 2013”. Quindi, se correttamente formulata la precisazione del sindacato, ci si trova a valutare un’assegnazione che lascia perplessi, un posto occupato non si sa come né per fare che. A meno che non fosse necessario esattamente il contrario.
Ps: ma i risultati della commissione Atac presieduta da Giuseppe Renato Croce, incaricata di indagare sui ticket taroccati, si conosceranno mai?
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