Il ricorso della «Anna Giansanti srl» respinto dalla Commissione tributaria regionale

Le delibere 2007 e 2008 del Consiglio comunale e della giunta del sindaco Filippo Lippiello

 


di TOMMASO VERGA
«CONCILIAZIONE» O SENTENZA DELLA CTR (Commissione tributaria regionale)? E perché i padroni delle cave non intendono aspettare il verdetto dell’organo giudiziario? Non è vero ribatteranno. Con l’invito a leggere le 3 paginette intestate “Replica CVTR” (ex “Centro per la valorizzazione del travertino romano” divenuto inopinatamente Consorzio-Organismo sindacale; chissà se la Regione Lazio, promotrice della legge istitutiva, ne è a conoscenza).
La nota, risalente al 18 febbraio, intende ribattere alla «diffida» di un mese prima (20 gennaio) delle consigliere comunali di AttivaGuidonia, Lorena Roscetti e Anna Checchi. (https://www.hinterlandweb.it/wordpress/2021/01/sindaco-e-giunta-di-guidonia-dovranno-tener-conto-della-diffida/)
Una esternazione, a firma Filippo Lippiello, nella quale si sostiene che le “Società estrattive con la richiesta di «conciliazione» non hanno richiesto alcun indebito sconto al Comune. Le Società hanno chiesto al Comune di dare attuazione all’orientamento della Cassazione ormai pacifico – per il presidente del CVTR e i suoi coéquipier –, secondo il quale nella determinazione della base imponibile delle aree estrattive ai fini Ici/Imu il giudice tributario deve tenere conto della maggiore o minore attualità delle potenzialità edificatorie, nonché della possibile incidenza di ulteriori oneri sul valore in comune commercio in applicazione dell’art. 5, comma 5, d.lvo 504/92 eccetera, eccetera. 

La Commissione tributaria regionale ha sentenziato esattamente un anno fa

La parte successiva, a giudizio degli autori, offre la principale chiave di lettura: «Sulla base di tale orientamento, la Corte di Cassazione ha rinviato le cause alla CTR, affinché si pronunci nuovamente, tenendo conto del principio di diritto stabilito dalla Corte stessa, ossia attribuendo alle aree estrattive un valore imponibile sulla base di atti che tengano conto della limitata edificabilità delle cave degli oneri specifici sulle stesse gravanti».
Senonché, a quel che risulta, i padroni delle cave non intendono badare a quanto sentenziato dalla Commissione tributaria del Lazio passato soltanto un anno esatto, nel giudizio per l’appello della «Anna Giansanti srl».
Stando al verdetto, «l’orientamento della Cassazione ormai pacifico» si direbbe non possa andare oltre la semplice affermazione, fa niente se lapidaria, prestandosi al sospetto che i padroni delle cave ritengano periglioso attendere che la «tributaria del Lazio» si pronunci, mentre non si produrrebbe nessuna sorpresa sul saldo del debito. Meglio la «conciliazione».

Analoghe richieste dell’apparato produttivo cittadino, dal Car ai Pip di Tavernelle, sarebbero «indebite»

La quale, scrive oltretutto il CVTR, eviterebbe al Comune «di essere travolto da richieste di indebito arricchimento e di rimborso da parte dei contribuenti».
Indebito arricchimento e rimborsi che, in caso di «conciliazione» con le cave, dovrebbero invece rigorosamente evitare di rivendicare le centinaia di aziende del settore produttivo-manufatturiero di Guidonia Montecelio. Pretesa più che singolare. Secondo i padroni delle cave, liquidate le loro spettanze a cominciare da quelle risalenti a una quindicina d’anni fa, le richieste degli altri sarebbero «indebite».
Andassero a dirlo a Buzzi-Unicem, Merck Serono, Biagiotti, alle imprese collocate nelle sei aree industriali (Pip 1 e Pip 2 di Tavernelle, la prospiciente di Santa Sinforosa; ancora su via Tiburtina, il raggruppamento di via Lago dei Tartari, fino al Consorzio Montenero di via Nomentana); e al Car-centro agroalimentare. Un elenco neanche completo. Si illude chi pensa si tratti di enti di beneficenza, che si limiterebbero ad ammirare il tavolo Michel Barbet-Lippiello. Basti sapere che le imprese industriali e il Car corrispondono un’Imu di 76 € per mq. Altro che «conciliazione». Le richieste al Comune di restituire il di più fioccherebbero a grappoli. E si faccia largo agli arretrati.

I padroni delle cave hanno calcolato in 4 milioni di € le spettanze del Comune

Ma cosa verrebbe alla Città del volo da una «conciliazione» che ha per solo obiettivo abbattere la trentina di milioni di tasse non versate? Un buco spaventoso nel bilancio, il più che probabile dissesto. Al quale Guidonia Montecelio non si potrebbe sottrarre nonostante il versamento di 4 milioni che Filippo Lippiello e i suoi corifei hanno calcolato quale spettanza dell’ente. Il rimanente incrementerebbe i loro profitti.
A meno che i padroni delle cave non vogliano impiegare la somma nella salvaguardia del territorio, nella prevenzione dal dissesto idrogeologico, in meccanismi che impediscano lo sversamento delle acque aspirate dalle loro pompe nell’Aniene e nelle sorgenti delle Acque Albule; oltre che respingere il ritombamento delle cave con la terra da rocce da scavo per di più provenienti dall’esterno (chi ne controllerà la qualità?) e rifiutando l’apertura di cave in aree a elevato rischio sinkhole, come le cinque – la sesta, la E.L.T., è in pista – nelle Fosse. Ovviamente, saremmo lieti di pubblicare un “siamo d’accordo” su questi argomenti, un’esclamazione che magari si dilunghi descrivendo politiche e atti in corso destinati a nuovi investimenti, preludio all’aumento dell’occupazione e dei salari nella lavorazione del travertino. Che vorrebbe significare, aldilà delle chiacchiere, che si torna a verticalizzare la produzione.

Sul comportamento di sindaco, giunta e dirigenti cosa dirà la magistratura

Ma perché Barbet, la Strani, Sciarra, dovrebbero addivenire alla “conciliazione”? Oltre alla controparte – anche se è dubbio possa intendersi tale –, sicuramente non conviene alla città, che si vedrebbe sottrarre risorse vitali alle quali non si comprende come possa rinunciare. Perché il sindaco e gli assessori non attendono una nuova sentenza della Commissione tributaria regionale anziché proseguire nel comportamento opposto? Questi signori, il sindaco, la giunta, i dirigenti, stanno praticamente replicando la mostra di disponibilità verso i padroni delle cave pari a quella sul regolamento per la rateizzazione dei debiti approvata dal Consiglio comunale l’8 marzo 2020. Ne hanno ricavato un ricorso contrario al Tar del Lazio. Come allora finiranno con le pive nel sacco. Solo che, al contrario di allora, non saranno i padroni delle cave a interpellare i giudici. Il che vuol dire al termine della «vertenza Città di Guidonia Montecelio-padroni delle cave di travertino», ci sarà chi chiederà alle diverse rappresentanze della magistratura di valutare i comportamenti dei protagonisti, gli amministratori e i dirigenti dell’ente. Innanzitutto ma non solo, ndr).

Lo scorso venerdì sera, Eligio Rubeis, l’ex sindaco di Guidonia Montecelio, ha postato un’opinione sulla «questione-travertino». Giudizio non favorevole ai padroni delle cave. Come che sia, affari suoi. Quel che è grave è che il post sia subito scomparso, probabilmente per mano di qualcuno di qualche partito non d’accordo su una critica ai padroni: vogliamo augurarci che si faccia vivo, che spieghi l’accaduto.
Alla richiesta telefonica dello scrivente su che fine avesse fatto il post, Eligio Rubeis ha risposto di non saperlo, che non riusciva a vederlo più neanche lui. Comunque, quel post non è scomparso. Sarebbe venuto meno un servizio ai lettori. In ballo c’era la libertà di stampa. Necessita, sempre, difenderla (il recupero ha causato qualche danno anche alla integrità dello screenshot. Vogliate scusarci).

Da ultimo, il post sulle cave di Eligio Rubeis. Scomparso. Un fatto assolutamente preoccupante