di ELENA VAN HEES
Quanti e quante volte, la mattina per recarsi al lavoro, oppure per portare i figli a scuola o per tornare a casa, attraversano la via Tiburtina nel tratto che da Ponte Lucano porta a Setteville, o la via Nomentana per recarsi a Tor Lupara o a Fonte Nuova, poi verso Mentana, distratti dai doveri quotidiani, dal traffico, si rendono conto di attraversare siti archeologici o affiancare tratti di strada in basolato, le antiche vie romane, che le arterie moderne ripercorrono con poche variazioni.
L’area dell’agro Nomentano-Cornicolano, che comprende i comuni di Fonte Nuova, Guidonia Montecelio, Marcellina, Mentana, Monterotondo, Palombara Sabina, S. Angelo Romano, è infatti un’area ricchissima di storia, di siti archeologici, di scoperte e di ritrovamenti, ma purtroppo anch
e di vicende poco conosciute per lo più traducibili in costanti distruzioni e violazioni, sia da un punto di vista archeologico che naturalistico.
La progressiva trasformazione degli appezzamenti agricoli in aree edificabili ha portato all’eliminazione o alla non fruibilità di molti siti archeologici. Se la cementificazione
dal dopoguerra ad oggi ha lentamente ed inesorabilmente cancellato molte delle testimonianze storiche della campagna romana, e quindi delle aree periferiche, la capitale ha negli anni accentrato su di sé le esigenze di tutela del patrimonio storico-artistico.
Il sodalizio con Salvatore Vicario, l’Associazione nomentana, gli ‘Annali’
Chi invece da anni si è preoccupato di salvare il salvabile nel territorio Nomentano-Cornicolano è senza dubbio Eugenio Moscetti. Archeologo specializzato in Topografia archeologica, ispettore onorario per i Beni Archeologici nel Lazio nei comuni di questo territorio, nel ’95, insieme con Salvatore Giuseppe Vicario, diede vita all’Associazione nomentana di storia e archeologia, divenuta onlus dal 2000.
Con l’Associazione nacquero gli “Annali”, un organo di stampa che, mettendo a confronto studi e ricerche sia italiane che straniere, divenne fulcro della ricerca e della stampa riguardante il territorio nomentano, cornicolano e della Sabina romana. Fra i redattori degli “Annali”, Eugenio Moscetti si è occupato di curare il Notiziario Archeologico.
Il suo instancabile lavoro, le sue scoperte archeologiche, i suoi ritrovamenti e i suoi scavi, dopo ben 25 anni di attività, e più di una cinquantina di pubblicazioni, sono stati da lui stesso riassunti e descritti accuratamente in un unico testo: Tra Nomentum e Corniculum, 1985-2009, venticinque anni di scoperte archeologiche, scavi e recuperi nel territorio nomentano, cornicolano e della Sabina romana, edito da Archeoares. Molte delle ricerche pubblicate in questo testo, dal punto di vista archeologico, provengono proprio dagli “Annali”.
Nel libro non vengono certamente messi in secondo piano i temi della tutela e della valorizzazione dei beni archeologici, sia di carattere generale, ma sopratutto i problemi specifici di questo territorio, problemi affrontati anche con personali, aspre battaglie.
Moscetti inizia in questo testo, proprio parlando delle distruzioni del patrimonio archeologico e delle sue principali cause. Molteplici. Esaminate una ad una.
Oltre ai lavori agricoli, l’aratura dei campi in profondità per le colture a ritmo stagionale, l’uso sempre più frequente di pesticidi e concimi chimici dall’elevato potere corrosivo, una delle cause principali viene riscontrata nell’attuazione delle opere pubbliche, e nella spregiudicatezza o incompetenza con cui si eseguono. Fra i molti esempi sono menzionati i lavori per la realizzazione del nuovo Centro agroalimentare di Roma nel 1998, nella Tenuta del Cavaliere, dove stavano per distruggere una villa particolarmente importante detta dell’Ercole fanciullo, distruzione che venne impedita dalla tempestiva segnalazione, proprio di Moscetti, al pronto intervento della Soprintendenza.
Altra causa di distruzione del patrimonio archeologico, le cave di estrazione del tufo, della pozzolana e del travertino, che in alcuni casi hanno operato danni radicali. Inoltre la già citata espansione edilizia, e altra piaga gravissima del nostro tempo, le discariche.
Un immondezzaio copre i ruderi della Basilica paleocristiana di S. Sinforosa
Molte delle strutture riemerse dopo uno scavo archeologico, sottolinea Moscetti, diventano dei veri propri immondezzai, come i ruderi della Basilica paleocristiana di S. Sinforosa sulla via Tiburtina e i menzionati resti della villa dell’Ercole fanciullo a Guidonia, che già rischiava la completa distruzione (pare non possa esserci alternativa alla distruzione o all’immondezzaio).
Ma la battaglia portata avanti da Moscetti nella salvaguardia del patrimonio archeologico-naturalistico, ha avuto come soggetto sopratutto il Parco dell’Inviolata. Istituito nel ’96 in seguito alle battaglie sostenute dai cittadini contro l’ubicazione della discarica, che come sappiamo ha continuato a funzionare per più di 30 anni nell’indifferenza generale (meglio: con il sostegno) della politica, Moscetti sin dal 1988 difese il patrimonio archeologico di quest’area (dal nome paradossale vista la ben nota vicenda).
Le ripetute segnalazioni dell’archeologo provocarono una presa di posizione del ministero per i Beni culturali e ambientali, che nel 1990 espresse parere negativo alla localizzazione della discarica. La proposta di Moscetti, di fare dell’Inviolata un Parco archeologico naturale venne accolta dalla Regione Lazio nella legge istitutiva del ’96, rimasta, a distanza di vent’anni, lettera morta.
Sempre l’area dell’Inviolata è il contesto di un’altra importante vicenda legata ad Eugenio Moscetti, probabilmente per molti la più nota, che riguarda il ritrovamento della Triade capitolina. Questa vicenda introduce nell’ultima delle cause della distruzione del patrimonio archeologico, forse la più pericolosa: gli scavi clandestini.
E’ bene specificare che Moscetti dal ’94 ha collaborato con il Comando carabinieri tutela patrimonio culturale e con il Gruppo tutela patrimonio archeologico della Guardia di finanza in operazioni di contrasto agli scavi clandestini e recupero di materiale archeologico, effettuando anche le relative perizie.
Il ritrovamento della Triade capitolina fu un vero e proprio giallo, che vale la pena ricordare. Gli uomini del colonnello Nicola Conforti, del Comando carabinieri tutela patrimonio artistico, vennero a conoscenza del ritrovamento della Triade capitolina nell’ambito di una vasta operazione di controlli nei territori a rischio. Iniziò così quella che fu chiamata “operazione Giunone”. Nel primo capitolo di questa storia, i capi della banda di “tombaroli” vennero scoperti e assicurati alla giustizia. Tuttavia nessuno sapeva che fine avesse fatto la Triade, di cui venne anche ricostruito un disegno sulle indicazioni di un indagato.
L’avventuroso ritrovamento della Triade sullo Stelvio e sottratta ai “tombaroli”
Avendo gli investigatori trovato un frammento durante le perquisizioni domiciliari, che provava quindi il possesso dell’opera, strinsero d’assedio il mercato illegale delle opere d’arte paralizzandone per mesi il commercio, finché l’ultimo acquirente della Triade fu costretto a restituirla, ovviamente sotto anonimato, dopo una telefonata in cui segnalava la presenza dell’opera in una cassa di legno ai margini del Parco dello Stelvio.
Il gruppo scultoreo dell’Inviolata è l’unico esemplare a tutto tondo finora conosciuto in cui le tre divinità, Giove, Giunone e Minerva, simbolo della potenza di Roma, si siano conservate integre. La notizia del ritrovamento di quest’opera ebbe grande risonanza sui mass media E’ deprimente pensare che lo stesso luogo del ritrovamento di questo reperto, sia tristemente famoso anche per la presenza della discarica.
Tornando con il pensiero a quanti distrattamente attraversano le strade, abitano questi luoghi, l’invito è quello di soffermarsi ad approfondire, a riflettere, sulla storia e sulle testimonianze del passato di cui queste strade e questi luoghi sono ricchi, affinché ognuno abbia consapevolezza di quanto si ha e possa essere in prima linea nella difesa e protezione d’un territorio dimenticato. Grazie al meticoloso lavoro di Eugenio Moscetti, per acquisire una maggior consapevolezza della ricchezza del patrimonio, basta leggere alcune pagine del libro, o approfondire attraverso le sue numerose pubblicazioni, visitare l’Antiquarium di Guidonia Montecelio, di cui Eugenio Moscetti è stato direttore, dove sono esposti molti dei reperti trovati proprio dove i lavori per i mercati generali stavano per distruggere l’importante villa dell’Ercole fanciullo. Altro appuntamento da non perdere, il museo della via Cornicolana a Setteville, dove è ben conservato e fruibile un tratto della via Cornicolana che portava a Montecelio, dove era ubicata l’antica Corniculum.
Antiquarium di Guidonia Montecelio
Sede: Montecelio, via Monte Albano, 5
Orari: lunedì, mercoledì, venerdì 9-13; 17,30-19,30
Museo della via Cornicolana
Sede: Setteville di Guidonia, via Muratori (Chiesa di S. Maria)
Orari: ultimo sabato del mese 18,30-19,30; prima domenica del mese 12-13 (altri giorni su prenotazione)
Direttore: Eugenio Moscetti
Prenotazioni e informazioni: archeo@eugeniomoscetti.com