di TOMMASO VERGA
QUANT’E’ PROFONDO LO SCAVO? Quanto travertino si estrae? E gli inerti? Domande. Antiche. Alle quali finalmente si fornirà un responso mediante i droni dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Dotata, con una delibera della giunta-Zingaretti del 1° dicembre 2020, di un «assegno» di 500.000 €, fondo-spese necessario a finanziare le attività di monitoraggio delle attività estrattive fissate da una convenzione tra la Pisana e l’Agenzia. Al testo farà seguito uno specifico atto della direzione regionale Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti.
La delibera, stando alla giunta, si inserisce pienamente nella strategia regionale di tutela dell’ambiente e di promozione dell’economia circolare, ponendo anche le basi per il superamento delle difficoltà specifiche di realtà come quella del travertino di Tivoli-Guidonia, del marmo di Coreno Ausonio o di altre sparse nel territorio regionale.
«Il nostro obiettivo – ha dichiarato Paolo Orneli, assessore allo Sviluppo economico – è quello di promuovere un esercizio delle attività estrattive pienamente rispettoso delle esigenze di tutela ambientale, salvaguardia e valorizzazione delle risorse minerarie del territorio laziale. Il lavoro che verrà fatto insieme ad Arpa consentirà di indirizzare il settore verso i principi dell’economia circolare per migliorarne l’efficacia e la competitività, anche in una prospettiva di filiera produttiva e di maggiore internazionalizzazione. In quest’ottica – ha concluso Orneli – procederemo a breve a incontrare i rappresentanti dei Comuni di Tivoli e Guidonia Montecelio, delle associazioni datoriali e dei sindacati per fare il punto della situazione e iniziare a portare questo programma di monitoraggio sul territorio.
Un provvedimento che ci si augura metta fine alla provvisorietà di un meccanismo che regola alcuni fondamentali del settore. Meccanismo descritto compiutamente nell’edizione del 15 marzo 2013 del Municipale, il periodico edito dal Comune di Guidonia Montecelio. Sul quale si leggeva che «la stima della quantità di materiale di scarto lavorata e venduta “in nero” sul mercato, sottrarrebbe ogni anno alle casse comunali svariati milioni di euro, mancate entrate a disposizione della città. Una situazione che avrebbe interessato almeno gli ultimi 10 anni». Qualcosa è cambiato? Impossibile saperlo.
Perché le domande rimangono appese a un non meglio identificato recesso di Guidonia Montecelio. Amministrazione trasparente? inutile cercare determinazioni, notizie, tabelle, esiti di ispezioni compiute dagli addetti incaricati. Eppure la legge (la legge…) non si presta a interpretazioni. Il tributo ambientale è obbligatorio. Se non sono intervenute variazioni, i padroni delle cave devono corrispondere al municipio 2 € a metro cubo di pietra ornamentale, 30 cent/mc per gli inerti venduti.
Che dovrebbero risultare quantità trascurabile visto che Egidio Santamaria, il massimo dirigente del settore, il 2 febbraio 2021 ha licenziato la determina numero 27 a sua firma. Nella quale si stabiliscono i termini del ritombamento delle cave. Modalità? «Riempimento dei vuoti di cava con terre e rocce da scavo provenienti dall’esterno del sito di cava (recupero ambientale)» si legge.
Si tratta di materiali assai difficili da controllare, sui quali sarebbe indispensabile prima conoscere la provenienza e successivamente autorizzare la Via (valutazione di impatto ambientale). Precauzioni che non possono garantire nemmeno i droni dell’Arpa.
Altra riflessione, i materiali di «corolla» provenienti dall’escavazione del travertino si direbbe non ce ne siano più, oppure che non bastano. Per quanto, ad osservare, la determinazione di Santamaria altro non è che il proseguimento, a Guidonia Montecelio, dell’originale dirigenziale n. 126 del 29 ottobre 2013 sulle «terre e rocce da scavo provenienti dall’esterno del sito di cava». Normativa mai applicata. Perché, per il ritombamento, le aziende hanno fatto sempre ricorso al materiale estratto, quello non di pregio. Che veniva abbancato in una parte della cava per riutilizzarlo nel momento necessario.
Il sorvolo dei droni dell’Arpa sulla stessa area consentirà non soltanto di misurare quanto incasserà il Comune di «tributo ambientale» e se c’è corrispondenza tra proventi e quantità di pietra, ma anche la portata dei diversi materiali estratti dal sottosuolo. E, contemporaneamente, se e quanto una determinata attività di escavazione incontrollata danneggerà il territorio, minerà il sistema idrogeologico circostante per giungere, visto il percorso, ad inquinare le sorgenti delle Acque Albule, il fiume Aniene e, infine, il Tevere.
In conclusione, secondo la Regione, «questo programma di monitoraggio applicato su tutto il territorio laziale, è strumento innovativo e significativo, che seguirà con particolare attenzione l’estrazione di tre tipologie di materiale: travertino, calcari e vulcaniti e permetterà di controllare i livelli di rumore, l’impatto delle vibrazioni dovute alle esplosioni, la qualità dell’aria, delle acque (superficiali e sotterranee) e del materiale utilizzato per il riempimento dei vuoti».