di TOMMASO VERGA
SARA’ GUIDONIA MONTECELIO? E SE INVECE VILLALBA? Manca la individuazione della località, poi si passerebbe al «gemellaggio». Un mormorio per adesso. Sul quale però potrebbe precipitare una imperfezione, imprevisto (almeno si augura…): il procedimento giudiziario istruito dai magistrati della DDA (Direzione distrettuale antimafia) di Palermo.
Processo di mafia. Riguardante la provincia di Trapani, regno del latitante Matteo Messina Denaro di Castelvetrano. Ventuno gli indagati a seguito dell’operazione «’Cutrarà». Che, all’alba del 16 giugno dell’anno scorso, impiegò 200 militari dell’Arma, con il supporto di unità navali, aeree e reparti specializzati come lo «Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia» fino alle unità cinofile per la ricerca di armi. In esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti degli affiliati alla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo.
Nell’elenco, anche Nicolò Rizzo, il sindaco di Castellammare del Golfo – ex segretario del Partito popolare, eletto sindaco nel 2018 con una lista di centrodestra – accusato di «favoreggiamento aggravato dall’aver agevolato Cosa nostra». Accusa che ha sgomberato il campo dall’iniziale «concorso esterno in associazione mafiosa». Il processo si svolgerà con il rito abbreviato, il primo cittadino comparirà davanti al Gup di Palermo il 14 maggio, venerdì prossimo.
L’indagine risale ai carabinieri del comando provinciale di Trapani. Corsi e ricorsi, il medesimo “gruppo” che, a luglio del 1971, arrestò ad Alcamo Natale Rimi, di ritorno dall’abitazione di Guidonia Montecelio, accusato dell’omicidio di Pietro Scaglione, procuratore capo della Repubblica di Palermo il 5 maggio di quell’anno.
Il «blitz ‘Cutrarà» si svolse il 16 giugno 2020. Nicolò Rizzo venne interrogato dai magistrati di Palermo. All’uscita dal Palazzo di giustizia disse di «essere sereno poiché ho sempre lavorato in maniera trasparente nell’interesse esclusivo della città». Quanto alla «famiglia» castellammarese, di governarla è accusato il boss Francesco Domingo, più noto come ‘Ciccio Tempesta’. Nel 2006 l’ente locale venne sciolto proprio per le sue pressioni sull’ufficio tecnico.
Tra le accuse contestate al primo cittadino di Castellammare del Golfo, c’è l’incontro del 18 giugno 2019 con lo stesso Domingo – condannato in passato per essere stato il reggente della “famiglia” –, accolto nell’abitazione del suocero di Rizzo. Rilevanza viene data al fatto che durante l’incontro, il sindaco non aveva il cellulare con sé. Secondo la Dda di Palermo (procuratore aggiunto Paolo Guido, sostituti procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì), Rizzo «aiutava Francesco Domingo, nonché Lilla e Nicola Di Bartolo, titolari della “Comunità alloggio Madre Teresa” (nella quale era socio di fatto anche Domingo) a ottenere un nuovo immobile ove esercitare detto business, perché potessero proseguire e incrementare l’attività economica».
Diverse pagine dell’istruttoria sono dedicate ai legami che il boss di Castellammare intratteneva con esponenti delle famiglie mafiose americane, in particolare con gli affiliati ai Bonanno di New York che in più occasioni sono andati a rendere visita a Francesco Domingo aggiornandolo sulle dinamiche mafiose d’oltreoceano e chiedendo l’autorizzazione ad interfacciarsi con altri esponenti mafiosi del mandamento di Alcamo. Nel corso delle perquisizioni dei Carabinieri, sono state rinvenute anche diverse armi e munizioni che Domingo aveva nascosto sotto terra, presso un fondo di sua proprietà.
Altri indagati di rilievo, il boss di Trapani, Francesco Virga, detenuto dal marzo 2019 e recentemente condannato a 5 anni e 5 mesi di reclusione, e l’ex presidente del consiglio comunale di Trapani, Francesco Di Bono, indagato per estorsione con l’aggravante del favoreggiamento a Cosa nostra.
Nicolò Rizzo, come assevera la locandina sottostante, una settimana fa, il 6 maggio, è stato ospite di Michel Barbet, il sindaco di Guidonia Montecelio, come sempre accompagnato da Elisa Strani, assessora a fasi alterne, un giorno alla Cultura, l’altro alle Cave. Oggetto dell’incontro, il saggio di don Mario Pieracci sulle proprie origini familiari risalenti appunto a Castellammare del Golfo prima del trasferimento a Villalba di Guidonia.
Da parroco di Roviano a manager dell’informazione radio e successivamente radio-tv, Mario Pieracci è il fondatore di ReteBlu, l’emittente televisiva collocata nel palazzone del «Pentagono», nei pressi della Pista d’oro a Guidonia Montecelio, media che volle il cardinal Poletti fino alla cessazione del 2010. Da lì il «passo» verso «tv2000», l’emittente dei vescovi italiani. Una presenza intervallata da opinionista ne La vita in diretta, Domenica In, La zanzara.
Don Mario Pieracci «anche nella Chiesa esiste la lobby gay?». “La lobby gay è una lobby che domina purtroppo, oggi domina in tanti settori, dall’economia alla politica, anche nel mondo della Chiesa, lo sport, dappertutto». E’ vero che le famiglie omosessuali non sono “normali”? Mario Pieracci: “Non ho detto che gli omosessuali in quanto tali sono anormali. Ho dichiarato, e lo ribadisco, che le cosiddette famiglie omosessuali non sono normali in quanto non obbediscono alla natura e alla legge naturale”. Infine, l’endorsement per Matteo Salvini, “il solo a parlare chiaro: è serio e sa cosa vuole, si fa rispettare”. Come dire che non si rinuncia all’antico sottofondo di destra.
Mario Giarrusso commissario antimafia: “È chiaro a tutti che a Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, c’è una zona grigia e nessuno ne parla. Quel Comune dev’essere sciolto”
«HO APPRESO DEI DIVERSI ARRESTI di esponenti della famiglia mafiosa di Castellammare nell’ambito dell’operazione “Cutrara” per associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e tra questi tra gli arrestati spicca il nome del capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo Francesco Domingo, soprannominato “Tempesta”, vicinissimo a Matteo Messina Denaro e già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso, tornato in libertà nel marzo 2015.
«Ma c’è un tassello che sfugge all’opinione pubblica: la figura del sindaco di Castellammare del Golfo, Nicolò Rizzo, dapprima accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ed a conclusioni delle indagini resterebbe indagato per favoreggiamento reale con l’aggravante di cui all’art. 416 bis 1 e cioè di aver favorito l’associazione mafiosa.
«Come componente della Commissione Antimafia – ha concluso Giarrusso – insieme ad altri colleghi abbiamo presentato un’interrogazione in cui si chiede al ministro dell’Interno Lamorgese se sia a conoscenza dei gravissimi fatti che riguardano il Comune di Castellammare del Golfo e se non intenda avviare la procedura di scioglimento dell’Ente”.
Firmato: Mario Giarrusso, Gianluigi Paragone, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, Tiziana Drago.