Romano Vaccarella

di TOMMASO VERGA
NON SI ACCEDE E NON SI ESCE DA VIA DELL’INVIOLATA. Da tanti anni. Chi intende, resterebbe lì, bloccato, inutile chiederne l’apertura. Il che crea nervosismo. Anche in chi non ne conosce gli antefatti. E’ quanto dev’essere successo a Romano Vaccarella, avv. prof., ex giudice della Corte costituzionale, difensore, per citare, di AM InvestCo Italy spa ed Arcelor Mittal Italia spa (ex Ilva), di Silvio Berlusconi, di Cesare Previti (un processo per risarcimento danni contro Fabio Mussi).
Qual è il problema? cos’è successo in via dell’Inviolata? Romano Vaccarella lo de-scrive al ministro della Cultura Dario Franceschini: «Signor ministro, le invio – nella mia qualità di cittadino europeo, venutone a conoscenza per ragioni professionali – la lettera con la quale un Ufficio alle Sue dipendenze, ha reagito alla decisione, scaturita da una conferenza di servizi indetta dalla Città metropolitana di Roma Capitale (CMRC) ed alla quale l’Ufficio ha rifiutato di partecipare, di aderire alla proposta della società “Ambiente Guidonia” di provvedere – a sua cura e spese, e con l’utilizzo di materiali idonei ad interventi nei Parchi – ai lavori di manutenzione straordinaria di via dell’Inviolata, il cui stato attuale (e da lustri) è documentato dalle foto che Le allego».
Come siano andate le cose in via dell’Inviolata, i lettori di hinterland ne sono perfettamente a conoscenza. In sintesi, la società del “gruppo Cerroni” ha chiesto di effettuare (a proprie spese) «lavori di manutenzione straordinaria per il mantenimento delle condizioni di transitabilità di via dell’Inviolata, nel Comune di Guidonia Montecelio». Di conseguenza, il 24 febbraio 2021, la Città metropolitana di Roma Capitale (CMRC) ha indetto la conferenza di servizi.

Dario Franceschini

Con se stessa unica partecipante pubblica. L’Ufficio del rifiuto non è il Comune di Guidonia Montecelio né la Regione Lazio (come in effetti è stato detto) ma la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio, la quale ha risposto che l’«area oggetto dell’intervento è tutelata con vincolo del Mibact di natura paesaggistica e archeologica risalente al 16 settembre del 2016» (il cosiddetto «vincolone» di 1.700 ettari, ad opera della soprintendente Alfonsina Russo, attuale direttrice del Parco archeologico del Colosseo). Provvedimento sancito dalla Gazzetta Ufficiale n° 226 del 27 settembre 2016: «Dichiarazione notevole interesse pubblico Tenute storiche di Tor Mastorta, Pilo rotto, Inviolata, Tor dei Sordi di Castell’arcione e loc. limitrofe”».
Quindi di cosa incolpare gli archeologi Raffaella Strati e Zaccaria Mari, e la soprintendente Paola Refice, firmatari della nota intestata Mibact datata 5 maggio 2021 e indirizzata alla CMRC? Di aver osservato una legge dello Stato italiano?
Semmai non è ammissibile aver ignorato il vincolo. Prima d’altri da parte della Città metropolitana. Che invece ha deciso per la conferenza di servizi proposta da «Ambiente Guidonia», azienda ovviamente informata della restrizione. Così come il totalmente ferrato Manlio Cerroni, convitato di pietra del “movimento” messo in opera da Romano Vaccarella.

L’edizione del Messaggero con la notizia della nascita del parco archeologico dell’Inviolata; sotto, la strada che conduce all’impianto TMB

Che, più avanti, nella lettera a Franceschini, assume un atteggiamento decisamente incommentabile, per come qualifica l’attività svolta dai funzionari del Mibact (eventualmente colpevoli quantomeno di omissione se avessero seguito le indicazioni della CMRC), ma perché soprattutto rivela l’intima connessione tra lavori sulla strada e obiettivo ultimo effettivo. Scrive il giurista: «Il tenore della lettera, a me sembra inequivoco nel senso che il Suo Ufficio – già solo per l’incredibile numero di destinatari, oltre che per il tono – è più interessato ad una puntigliosa rivendicazione delle sue prerogative – intese nel più becero senso di “potere”  [“becero, s. m. (f. -a) persona rozza e volgare”, Treccani ndr] –, specie di veto – che alla cura degli interessi che dovrebbe tutelare: allo stato della strada – del quale per lustri non si è curato – non a caso dedica un cenno alla fine di una stucchevole elencazione delle proprie “preventive competenze”, mentre nessun cenno è dedicato al fatto che l’entrata in funzione – a circa dieci anni dalla realizzazione – di uno stabilimento TMB non solo gioverebbe al lacrimevole stato di Roma, ma farebbe cessare il c.d. turismo dei rifiuti romani e, con esso, l’inquinamento ambientale e i pesantissimi costi prodotti dalle migliaia di TIR che li trasportano per l’Europa».

Si potrebbe proseguire con altre affermazioni della lettera che Vaccarella ha indirizzato a Dario Franceschini, come «i fondi del c.d. Recovery sarebbero letteralmente buttati se destinati a un Paese che, come l’Italia, si vale di una burocrazia come quella che alberga nel Suo Ministero e che costituisce una palla di piombo al piede di un Paese condannato all’immobilità».
Basta così invece. E utilizzare un po’ di righe per allargare il ragionamento alla nazionalità del professore-avvocato che si dice “cittadino europeo”, in modo da distinguere il suo dal profilo di Franceschini, del Mibact, del “becero personale”, dalle palle di piombo al piede dello Stivale. Che però, purtroppo (lo Stivale), è costretto a fare i conti con aspetti che in qualsiasi altra parte (non solo) del Continente passerebbero sotto il titolo di «grossolanità».
In soldoni: l’illustre Prof. Avv. Vaccarella afferma la prevalenza degli aspetti sostanziali, relativi agli “interessi” in gioco, su quelli formali relativi invece al puntuale rispetto delle norme e delle competenze. E questo già meraviglia in un ex giudice della Corte costituzionale.
Ma, a questo punto, per comprendere davvero fino in fondo, altri quesiti si impongono, proprio sui veri aspetti sostanziali della vicenda trascurati dal “cittadino europeo” Avv. Vaccarella: nella Tomba di Cecilia Metella accetterebbero le autorità romane il deposito dei rifiuti delle colonie extraurbane? Oppure esprimerebbero un voto favorevole alla costruzione di un impianto TMB nel Parco archeologico di Centocelle? Interrogativi che sfociano nel conclusivo: in quale altro Paese europeo, in un Parco archeologico, quale quello dell’Inviolata e della scultura della Triade capitolina, sei voragini di una megadiscarica che dalla chiusura – 12 febbraio 2014, sette anni fa – non ha fatto il benché minimo progresso sul piano della bonifica, potrebbero convivere anche con l’ulteriore pregiudizio ambientale conseguente ai rifiuti di Roma Capitale diretti al TMB che si vuole azionare a Guidonia Montecelio?
Ecco, proprio privilegiando gli interessi sostanziali pubblici, l’illustre Prof / Avv, dia una indicazione: in quale altro Paese, salvo il nostro, tutto ciò sarebbe stato e sarebbe possibile?