di GIULIANO GIRLANDO
IL SINDACO di Tivoli Giuseppe Proietti, insieme con gli assessori Urbano Barberini e Maria Ioannilli, ha presentato il piano di risanamento di Ponte Lucano. Il progetto di riqualificazione è il risultato dell’elaborazione successiva ai sopralluoghi effettuati direttamente dall’amministrazione comunale unitamente all’Ardis (l’Agenzia regionale difesa del suolo) e alla sovrintendenza archeologica. Inizialmente disponibili 74 mila euro stanziati dal Comune per il rivestimento del “muro della vergogna” – alto 5 metri – con alberi e vegetazione e con una sistemazione di parte dell’area in cui sorge il Mausoleo.
Per il sindaco l’opera di recupero esposta è solo l’inizio di un processo di riqualificazione dell’intera area che ridarà luce all’ormai dimenticato Mausoleo della tomba dei Plauzi, risalente al I secolo d.C. Il progetto di bonifica del sito è stato progettato da un architetto-agronomo, Paolo Picchi, e servirà a rendere invisibile il muro e le idrovore mentre sarà la natura a fare il resto. Allo stanziamento iniziale vanno aggiunti 2,3 milioni di euro stanziati dal Mibact (il ministero dei Beni culturali) come annunciato dal ministro Dario Franceschini. “Un piano, che con l’ultimo via libera in Parlamento, renderà subito fruibili 800mila euro per il primo anno che verranno destinati alla riqualificazione della Tomba dei Plauzi e dell’area archeologica – ha detto Proietti –, fondi messi a disposizione anche grazie alla pressione del Comune”.
Tutto bene dunque? Si direbbe di no. Perché, seppure celata dall’annunciata vegetazione, la
recinzione del monumento non verrà abbattuta. Neppure stavolta. Perché, paradossalmente, la demolizione venne decisa: il 27 novembre del 2005, da una “conferenza dei servizi” appositamente convocata presso il ministero. “Resta il fatto – per essere più precisi – che quel muro costituisce un reato, perché, infiorettato o meno, preclude la visuale e l’accesso a beni di valore storico e monumentale (per non parlare della lesione al paesaggio), che nessuno, nemmeno la magistratura tiburtina, ha voluto rilevare come tale. Un bel tappeto, che nasconde ma non elimina la sporcizia che c’è sotto”: così l’amaro commento di un ambientalista tiburtino. E’ l’epilogo di una storia di ordinario degrado e malgoverno senza fine oppure di una fine che non dovrebbe scontare nessuno, cioè sia quelli che il danno lo hanno fatto sia quelli che lo hanno ereditato. Opposto il commento dell’ex sindaco di Tivoli Marco Vincenzi: “In questo modo si sono poste le premesse per realizzare gli interventi di sistemazione del sito archeologico che il ministero dei Beni culturali si era impegnato a portare a termine, proprio su mia sollecitazione, nel protocollo d’intesa che siglammo nel 2005 e a cui fino ad ora non era stato dato seguito”.
Ma fu lo stesso Marco Vincenzi, dopo quella firma, che aveva dato il via alla costruzione del muro, a chiedere la riperimetrazione del vincolo idrogeologico dell’intera aerea di Ponte Lucano, richiesta poi che il sindaco Proietti ha congelato. Senza entrare nella polemica che corre tra l’attuale sindaco e il predecessore – oggi consigliere regionale –, è d’obbligo chiedere perché nelle numerose riunioni, anche con il ministero, non si è posto come elemento prioritario l’abbattimento del “muro della vergogna” (come lo qualificano i tiburtini), e, in sovrappiù, rendere noto quale legge, ordinanza, decreto, ne consentì l’edificazione. Possibile che un muro (brutto a vedersi oltretutto) valga più di un monumento di tanta rilevanza? Il risultato: la vegetazione coprirà il recinto ma lascerà intatta la vergogna.
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