di TOMMASO VERGA
ORMAI è del tutto secondario: che Eligio Rubeis – salvo la voglia di riacquistare la libertà personale (e l’agibilità politica) – si dimetta o non da sindaco di Guidonia Montecelio, così come la tendenza maturata nella maggioranza di centrodestra determinata a decretare lo scioglimento dell’Assemblea cittadina. Qualche tremolio ancora, una o due firme in bilico ma la decisione è presa. Decisivo l’orientamento di Adriano Palozzi, coordinatore di Forza Italia per la provincia di Roma, che intende porre termine all’esperienza. Invece se per fantasiosa ipotesi avvenisse l’esatto contrario – ognuno resta al posto assegnato dal voto di 2 anni fa –, dalle due ipotesi alternative si ricaverebbe la stessa conclusione: ininfluente, nessun effetto politico. Almeno per un anno. Per sei mesi tutti si sono interrogati sugli esiti dell’arrocco – non sulla Torre ovviamente –, mentre Rubeis muoveva verso lo “scacco matto”. Realizzato. Per questa parte, non contro il paio di ostili consiglieri del suo partito, non all’opposizione Pd-5stelle. Alla città.
Atto “primo”. Il 30 dicembre Di Palma ha posto rimedio all’allontanamento di Umberto Ferrucci dalla direzione dell’assessorato all’Urbanistica. Che adesso è affidata ad Angelo De Paolis, in quanto ufficialmente vincitore della selezione (per titoli e preparazione) appositamente indetta. L’architetto diventa quindi dipendente del Comune di Guidonia. L’ex capo della segreteria di Rubeis supera a questo modo l’immobilismo generato dall’ambiguità dell’”incarico fiduciario” precedente – hinterlandweb del 22 dicembre 2015 –, e da quelle stanze la lobby dei costruttori attende che riprendano sollecitamente vita i numerosi, corposi progetti “congelati” dall’uscita di Ferrucci, incappato nelle norme della “legge Severino”.
Per niente singolare che nessuno abbia protestato e neppure avuto a che dire. Aldo Cerroni aveva persino minacciato le dimissioni da presidente del Consiglio comunale contestando il debordo dei poteri di Di Palma. Si riteneva probabilmente che l’annunciata decisione di assumere due dirigenti preludesse a nomine esterne al Comune. Come si voleva è stato l’esatto contrario, all’Urbanistica in particolare serviva un “interno”. Tanto che Angelo De Paolis sarà dirigente per un anno, scioglimento anticipato o meno. In termini pratici, l’avvento nell’assessorato dell’uomo di fiducia di Rubeis è il marchio di provenienza, la doc dei futuri 365 giorni. Ad adiuvandum, Rosa Mariani, la segretaria comunale, dall’opinione della quale, nell’eventualità, il commissario prefettizio non vorrà né potrà prescindere. Una norma non scritta. Praticata in ogni analoga circostanza. Conclusione: si voleva – e si è ottenuto – che tutto garantisse la continuità amministrativa e gestionale dell’era Rubeis.
Quindi il Consiglio non serve più, anzi: si “deve sciogliere”. Pleonastico chiedersi, per puro divago retorico, stante i fatti, a chi conviene. Alla maggioranza (attuale) forse, perché soddisfatta dalle “nomine”. Chissà se alle minoranze che lascerebbero campo aperto a una gestione del tutto priva di controlli. Dell’Assemblea cittadina prima d’ogni altro.
Atto “secondo”. In questa settimana probabilmente, il sindaco interdetto nelle funzioni per decisione della magistratura si dimetterà dalla carica. Al più tardi, prima del 4 febbraio, per poter “utilizzare” i venti giorni che la legge assegna per l’eventuale ripensamento (per quanto le opinioni siano contraddittorie, il termine ultimo per votare il 12 giugno dovrebbe cadere il 24 febbraio 2016). Lui non ha dubbi. La decadenza farebbe venir meno il rischio della “reiterazione del reato” e quindi abbattere le sbarre della“gabbia” dei domiciliari restituendogli la libertà. Il divieto di risiedere a Guidonia non costituisce impedimento alla ripresa dell’attività politica. Sbaglia chi immagina che l’ex primo cittadino si occuperà tout d’abord di rimettere ordine nel suo partito, Forza Italia. La cui guida, è questione di rilievo ma non decisiva. Restio, almeno in questo frangente, convinto com’è da scaltro “animale politico”, a imbarcarsi in una mission impossible. A meno che non venga la rassicurazione su un ennesimo capitolo controverso: i due mandati sono o non esauriti con lo scioglimento anticipato dell’amministrazione da lui presieduta? In pratica: può ricandidarsi o meno? A prescindere dalla risposta, erano e sono altre le priorità di Eligio Rubeis. Dopo aver portato a compimento il capitolo principe del programma elettorale, ossia l’urbanistica ora deve “demolire” il Pd, colpevole, a suo dire, di aver dolosamente innescato la bufera giudiziaria.
Per Rubeis, l’accaduto non riguarda la “politica”. E nemmeno i contrasti sulle questioni amministrative dibattute in questi mesi. Quanto il fatto che i democrat – almeno alcuni – si sarebbero resi protagonisti, a suo giudizio, di un vero e proprio “agguato”, funzionale a mandarlo in galera. Qualche relazione tra opinione e procedura ci sarebbe, dato che, da quel che si conosce, c’è una sorta di reciprocità tra pubblica accusa e difesa se è vero che la lista dei testi per entrambe comprende tutti i 9 eletti del Pd in Consiglio comunale. Comunque, tutto è custodito negli atti dell’istruttoria, a cominciare dalle intercettazioni e dalla dinamica degli avvenimenti, nonché le accuse ancora pendenti sul capo dell’ex primo cittadino.
Se poi, con una fava si prendono due piccioni, tanto di guadagnato. E’ la chiave di lettura che ha per oggetto i 5stelle. Il tempo corrente tra scioglimento e nuove elezioni sarà utile per offuscare i due anni di battaglie di Sebastiano Cubeddu e Giuliano Santoboni in Consiglio comunale. Per memoria: la preveggente richiesta al prefetto di Roma, in tempi non sospetti, di “commissariare” Guidonia Montecelio. Data anche la quantità di forze disponibili, per gli aderenti al movimento di Beppe Grillo sarebbe una non lieve fatica.
Chi ha ideato il piano, l’autore del progetto, può incorrere in un solo inciampo: la magistratura. Non relativamente al processo che inizierà il 20 gennaio prossimo a Tivoli. Se le plurime inchieste giudiziarie su un insieme di atti dell’amministrazione guidoniana andranno a compimento nell’immediato, tutto potrebbe saltare. Lasciando inalterato, come altrove, il diritto dei cittadini di votare liberamente. Il 12 giugno. Del 2016 naturalmente.
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