di TOMMASO VERGA
ALESSIO D’AMATO HA CONFERMATO NON SOLO che il policlinico di Tivoli Terme-Cesurni verrà costruito (sarà intitolato a Gino Strada?). Ma anche offerto qualche migliore e maggiore elemento di valutazione. Il «NOT Nuovo ospedale tiburtino» (la denominazione provvisoria) costerà 205 milioni di €, finanziamento dedicato proveniente dal ministero e dalla Regione. Previsti 347 posti-letto, 100 in più di quelli annunciati nell’incontro sul tema indetto dalla Cgil Roma Est il 7 novembre 2019 a Villanova di Guidonia.
Non soltanto dettagli nella conferenza-stampa del 14 settembre a Tivoli, al Convitto nazionale. Perché poi, dialogando con il sindaco Giuseppe Proietti e con Marco Vincenzi, ex primo cittadino di Tivoli ora presidente del Consiglio regionale, l’assessore alla Sanità s’è detto d’accordo nell’«avviare una collaborazione tra Regione e Comune di Tivoli affinché venga data continuità all’assistenza sanitaria tiburtina, adattando l’attuale nosocomio a presidio di prima assistenza, fondamentale soprattutto per le fasce più fragili e anziane della comunità tiburtina e anche per i turisti». Chiave di lettura: l’ospedale «San Giovanni Evangelista» non chiuderà.
Una settimana fa, il 13 settembre, nel precedente articolo di hinterland sull’ospedale al centro di Tivoli, si scriveva che il «San Giovanni Evangelista» avrebbe cessato di esistere in contemporanea con l’avvio del nuovo nosocomio in periferia (distanziato 11 chilometri dall’altro). Fonte Burl, il Bollettino ufficiale della Regione, che elencava i cinque nosocomi destinati allo smantellamento nel Lazio. Non più. A dire degli amministratori locali e regionali, non saranno sottoposti tutti al medesimo destino.
Per amor di verità, è la seconda volta che Tivoli è chiamata a respingere – quantomeno pubblicamente – la giubilazióne del monumentale edificio sanitario vista-Aniene. In precedenza, a inizio-secolo vi si esercitò Giovanni Di Pilla, nominato il 4 agosto 2005 direttore generale della Asl Roma G. Non appena giunto a Tivoli, in una intervista a Tiburno, il manager di “espressione Ds”, dichiarò senza ambiguità che l’ospedale «San Giovanni Evangelista» doveva essere chiuso e sostituito. La miccia di una mezza rivoluzione.
Dopo aver perlustrato in lungo e in largo il comprensorio, Giovanni Di Pilla indicò un terreno nei pressi della «Pista d’Oro», in via Luigi Einaudi, all’altezza della neonata “Merck Serono”, zona «Tavernelle». Area che si dimostrò impraticabile visto che l’Enel rifiutò di interrare i cavi dell’alta tensione.
Riportando il tema alla stretta attualità, si dirà del sopralluogo a “Cesurni” delle società interessate alla costruzione del nosocomio. Le prenotazioni per la “visita” sono scadute sabato scorso, 18 settembre. Dal numero e dal background degli intervenuti si vedrà quale accoglienza ha ricevuto l’indizione dell’appalto nel mondo degli affari. Ed anche la compatibilità tra la destinazione e l’effettivo stato del comprensorio prescelto.
Seppure non tutti dello stesso livello, il progetto presenta alcuni ostacoli. Per dire: a Giuseppe Proietti risulta ottimale «la collocazione del nuovo ospedale, funzionale anche dal punto di vista dell’assetto viario, posto a ridosso di un’area che è crocevia di tre arterie importanti: l’autostrada Roma-L’Aquila, l’autostrada del Sole e la via Tiburtina. Sicuramente questo contribuirà a mitigare la tendenza che vede oggi una forte migrazione di pazienti negli ospedali romani. Non solo: finalmente verrebbe a decongestionarsi dal traffico l’area urbana in cui sorge attualmente l’ospedale “San Giovanni Evangelista” di Tivoli, in via Parrozzani, che non è nata per sopportare tanto traffico automobilistico».
In questo momento, le cose non stanno esattamente come delineate dal sindaco. Al punto che l’avvio del cantiere altro non potrà che dipendere dallo sblocco del Piano regolatore di Tivoli. Quello nuovo, in itinere. Infatti, nel capitolo preliminare dello «studio di fattibilità», si legge che «da una iniziale valutazione, le infrastrutture viarie attualmente esistenti in prossimità del sito d’intervento non risultano sufficienti in previsione del volume di traffico che attrarrà il nascente presidio ospedaliero. Infatti attualmente la zona è servita dalla Strada Cesurni che corre lungo il lotto interessato dall’intervento e che si collega a nord alla SS5 Via Nazionale Tiburtina».
Osservazione che sfocia in un ulteriore interrogativo: i venti ettari destinati all’ospedale sono inclusi in un’area industriale comprendente una piattaforma logistica sottoposta quotidianamente al va&vieni di un paio di migliaia di mezzi pesanti. Funzione ritenuta compatibile con l’ospedale? Come modificare lo sbocco sulla via Tiburtina, l’unico in questo momento, all’altezza di Villalba di Guidonia? E il passaggio a livello di «Cesurni»?
Non l’unica riserva. Perché l’elenco degli ostacoli comprende un “Sito di interesse comunitario”, area protetta del “Sic”, individuato dal PTPG (il Piano territoriale provinciale generale) e che, nel nuovo Prg – si legge nella bozza –, il Comune di Tivoli intende ampliare. Va sottolineato che il “Sic” impedisce il completamento delle corse previste dal treno metropolitano Fl2 fino al capolinea designato e inutilizzato a Collefiorito di Guidonia Montecelio. Altresì sede del previsto «nodo di scambio» gomma-rotaia.
Un limite che, con elevata probabilità, costringerà la “Pisana” a cambiare la preventivata destinazione del nodo, «arretrandolo» a Tivoli Terme (a quattro passi dal «NOT»). Che potrebbe voler dire subire un disordinato accatastamento di persone, vetture e bus nello spazio antistante la vecchia stazione di Bagni di Tivoli, spazio decisamente insufficiente a garantire una programmazione adeguata.
E veniamo ai posti-letto. Il “NOT” come s’è detto, dista quattro passi dalla stazione di Tivoli Terme. Prima-ultima-prima fermata del treno metropolitano Fl2. Che, dopo Roma Tiburtina, conta le stazioni di Roma Prenestina · Serenissima · Palmiro Togliatti · Tor Sapienza · La Rustica Città · La Rustica U.I.R. · Salone – Ponte di Nona – Lunghezza – e, appunto, Tivoli Terme.
Il «Policlinico Gino Strada» «servirà anche a decongestionare l’ospedale Sandro Pertini di Roma» ha detto l’assessore D’Amato. In realtà, il treno metropolitano Fl2 più che di supporto al «Pertini» risulta un treno velocissimo per tutta la popolazione residente a est della Capitale. Non escludendo le migliaia di lavoratori della “città dei grattacieli” dello “SDO verticale” di Pietralata. Allorché sceglieranno di abitare nelle aree limitrofe al “Polo Est” (così definito nella delibera di ferragosto dalla sindaca di Roma Virginia Raggi).
Popolazione che quanto a servizi avrebbe a disposizione il «Policlinico Gino Strada» raggiungibile grazie a un treno che in 40 minuti congiunge i due capilinea, Stazione Tiburtina-Tivoli Terme. I tempi? Coincidenti: gli otto anni necessari per il policlinico non appaiono quantità diversa da quanto necessita per erigere 11 (undici) grattacieli (dei due previsti, uno è già operativo, l’altro in costruzione).
Dopo il voto amministrativo del 3 e 4 ottobre, oppure – in caso di ballottaggio – del 17 e 18, sarà bene riaprire un confronto sul Sistema direzionale orientale (chiamato come più aggrada, purché si faccia salvo il principio). Se non si vuole la random-diffusione di quartieri dormitorio modello anni Sessanta.
Certo, vuoi mettere quanta fatica richiede impegnarsi nella riesumazione delle “regole” a fronte di quanto è comoda (e lucrosa) la speculazione edilizia…