di GIORGIO DE SANTIS
IL SINDACO Giacomo Troja e la giunta – secondo la minoranza “SiAmoArcinazzo” – continuano a non rispettare le regole per il funzionamento del Consiglio comunale, la rappresentanza più alta che esiste in ogni Comune. E’ dal 20 agosto che la minoranza chiede un consiglio straordinario con all’ordine del giorno la revoca dell’adesione al “Paes” (Piano d’azione per l’energia sostenibile) che riguarda la consumazione di “cippato” per produrre energia e quindi sottoporre a rischio e inquinare un’area verde come gli Altipiani di Arcinazzo, territorio tra i più pregiati ed invidiabili d’Italia, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Zona d’alto pregio paesaggistico. Dopo molte interrogazioni su altri temi scottanti, come la costruzione di un parcheggio multipiano, costato un’enormità ai cittadini, i problemi della Tares, e molti altri ancora, la minoranza ha fatto sentire la sua voce.
Esplosiva ed indignata la dichiarazione del giovane capogruppo Luca Marocchi: “Non potevamo e non possiamo più tollerare tal presa di posizione, nonché increscioso ed antidemocratico comportamento, che il primo cittadino di Arcinazzo Romano, ha tenuto e continua a tenere ai danni dell’opposizione e verso chi essa rappresenta. Tal atto lo dovevamo e lo dobbiamo alla nostra cittadinanza. Abbiamo provato a mediare per la questione in causa; abbiamo voluto aspettare e credere alle parole del sig. Troja, il quale a più riprese, ha dichiarato che avrebbe risposto ai quesiti posti. Queste risposte però a tutt’oggi, a noi, non sono ancora pervenute. Sono mesi che oramai attendiamo invano quanto promesso. Ora diciamo “basta”. È ora che il Sindaco, in virtù della carica che ricopre, rispetti l’opposizione e soprattutto chi essa rappresenta. Noi non siamo qui a farci prendere per i fondelli da nessuno. Siamo stati chiamati a ricoprire questo ruolo e questo faremo; anche a costo di metterci contro quella o quell’altra persona. Abbiamo già espresso più volte ed in più circostanze, il nostro pensiero concernente il nostro modo di agire; quel pensiero coincide con legalità e trasparenza che più volte qui, in questo Paese sono state decantate, ma altrettante volte qui, nello stesso Paese, sono state dimenticate”.
Il Decreto legislativo n. 267/2000, all’articolo 43, prevede da una parte, il diritto dei consiglieri comunali di presentare interrogazioni e mozioni per ottenere dagli uffici competenti tutte le notizie e le informazioni in loro possesso necessarie e utili all’espletamento del proprio mandato, e dall’altra, l’obbligo per il sindaco e/o per gli assessori da esso delegati di rispondere entro trenta giorni alle interrogazioni e a ogni altra istanza di sindacato ispettivo presentata dai consiglieri. In molti comuni d’Italia per casi analoghi, in merito alle mancate risposte sulle interrogazioni consiliari presentate, alcuni membri hanno fatto ricorso alla diffida stragiudiziale verso i sindaci per mancata osservanza del Testo unico degli enti locali, dello Statuto e del Regolamento comunale. Forse potrebbe essere questo il passo successivo a quello attuale dei consiglieri d’opposizione?