IL SINDACO ANNUNCIA CHE I “CIVICI” NON PUBBLICHERANNO PIU’ “CERTE” NOTE SU FACEBOOK NE’ DIFFONDERANNO COMUNICATI-STAMPA
“RICOSTRUIRE UN LUOGO POLITICO per ritrovarsi e riconoscersi aiuta a rendere vivente una città. La frammentazione del corpo elettorale, La perdita di etica della classe politica, il gioco allo sfascio e la demonizzazione dell’avversario, hanno prodotto nella nostra città una profonda ferita nella credibilità delle istituzioni democratiche e la disaffezione dei cittadini alla vita pubblica. Urge un recupero della centralità dei cittadini nell’agire della pubblica amministrazione”. MAURO LOMBARDO
di TOMMASO VERGA
“RICOSTRUIRE UN LUOGO POLITICO”: l’invito di Mauro Lombardo, il sindaco, fa da premessa alle “linee programmatiche” della giunta di Guidonia Montecelio da lui presieduta, e si direbbe voglia disegnare il “futuro della città” intervenendo prima che sui problemi sul clima necessario, tutto da creare, per affrontarli. A seguire, è mancato l’esame del sistema territoriale nel quale Guidonia Montecelio è parte. Un compito eccessivo se non superfluo si direbbe, visto che le “linee programmatiche” abbondantemente illustrate il 21 ottobre, hanno trovato un Consiglio comunale del tutto indifferente in attesa degli interventi. Come se i componenti del’Assemblea fossero convenuti perché tanto rispondeva alla scadenza fissata dalla legge, a “regole” da osservare, piuttosto che alle attese dei cittadini.
E ciò, nonostante Mauro Lombardo, indicando la necessità del «luogo politico», intendesse fornire l’impressione di voler lanciare un (incoraggiante) segnale. Per dire che per la comunità, prima di tutto c’è la necessità di interrompere l’atteggiamento che ha caratterizzato la storia recente della politica nella Città del nord-est. Ci si impegni quindi a cancellare i caratteri di quella che si è esposta con i connotati di una campagna sanfedista. Della quale – sarebbe da ipocriti negarlo – le formazioni che hanno sostenuto e sostengono il sindaco hanno svolto il ruolo principale. Ne è d’esempio quell’ossessivo e accanito «la peggiore giunta di sempre» diffusi a piene mani e lanciati ininterrottamente contro per i 5 anni di durata alla formazione presieduta dal sindaco 5Stelle Michel Barbet.
Un diverso e più evoluto stato d’animo dunque, utile a superare un modo di intendere l’appartenenza. E rendere “laica” l’interpretazione, a cominciare dal giudizio sulla «piattaforma» firmata Lombardo. Che provoca sicuramente un’impressione non esattamente positiva al termine della lettura, dopo aver individuato gli argomenti prioritari. Cosa delle «linee programmatiche», quali i temi che possono-debbono «lasciare il segno» sin da subito e per i 5 anni del governo-Lombardo?
I fatti, allora. Riportati testualmente.
A sormontare le «linee programmatiche» si legge che Guidonia Montecelio deve favorire e accogliere «le delocalizzazioni di funzioni che la città di Roma intende collocare nel territorio esternamente all’area più strettamente urbana». Opinione vs opinione: di cosa si parla? della esportazione delle attività improprie della Capitale? (memoria: verifica e soluzioni già sperimentate, e dimostratesi non particolarmente soddisfacenti benché gestite da un sindaco di Roma come Luigi Petroselli). Si parla di mondezza? sfasciacarrozze? utilizzo del territorio non ancora destinato al consumo? latifondo? palazzinari? Ovviamente il segno delle «linee programmatiche» del sindaco volge al contrario. Un ottimismo del quale non si condivide la provenienza, visto che Roberto Gualtieri intende la relazione con la Città metropolitana di semplice subordinazione alle necessità di Roma.
Avendo già abbondante esperienza del malgoverno dell’asse tiburtino-nomentano, modalità rinvigorite dall’avvento al Colle capitolino dell’economista Roberto Gualtieri, francamente risulta sbagliato che le «linee programmatiche» di Lombardo si rifacciano direttamente all’altro sindaco, praticamente subordinando ai suoi pensieri e al suo metodo (nessun confronto con i rappresentanti delle comunità locali) una crescita che garantirebbe viceversa il ricorso alle risorse proprie di quest’area.
Come se le «linee programmatiche» ignorassero – e se fosse proprio così? – che si descrive un “sistema territoriale», quello tiburtino, che non ha nessun bisogno di Roma, un’area dove la sola realizzazione del progetto del 2002 noto come la «città termale» rappresenterebbe una nuova primavera per «buona» occupazione, redditi, tributi e chi più ne ha ne metta. Oggi il monopolio dell’acqua in concessione esclusiva – Comune di Tivoli-Acque Albule SpA – è illegale, la direttiva Bolkestein 2006/123/CE, lo proibisce. Quindi le delibere del Prusst si possono recuperare e diventare esecutive. Conveniente?
E’ sufficiente rammentare un investimento come l’Aquapiper – un parco, non una città –, il successo realizzato utilizzando H2O come dovette Wilma Sinibaldi e non acque termali. Ci rimetterebbero i padroni delle cave? Ci guadagnerebbero i cittadini. E l’ambiente, con il fiume Aniene non più costretto a sobbarcarsi milioni di ettolitri di acqua minerale scaricata dalle pompe aspiranti il liquido depositato sul fondo cava.
(Ma non c’è nessuno che si occupi di Urbanistica nell’amministrazione-Lombardo? Non c’è un assessore in grado di studiare lo squilibrio causato da Roma e dal suo sindaco? Le possibili prospettive non fantasiose? Qualora fosse, allora Lombardo ricorra agli esperti, a quelli che hanno masticato anni di Consiglio comunale, i Venturiello, i Cerroni junior, i De Santis, i Simone Guglielmo; oppure nel clima del “luogo politico per ritrovarsi” quale migliore occasione con Adalberto Bertucci? Infine, extrema ratio, poiché il sindaco stesso è stato assessore all’Urbanistica di Guidonia Montecelio, si rimpadronisca della delega e agisca.
Per lo sviluppo della Città del nord-est. Non di importazione. Escludendo così di voler concorrere ad aggiudicarsi il titolo di «la peggiore giunta di sempre» – giocoforza, così muovendosi, lo scettro sarà nuovamente conteso – dovrebbe chiedere al governatore del sistema territoriale composto da Roma-capoluogo e (ma è solo apparenza) dalla ex-provincia, di individuare la Città del nord-est quale area privilegiata di servizio adeguata e utilizzabile per «la delocalizzazione di funzioni» di Roma.
Che si conoscono già. Nel merito e per il metodo. Il fatto «unitario» è la totale indifferenza di Gualtieri e della sua giunta per la Città metropolitana. Dallo stadio della Roma a Pietralata con i 70mila posti (la disposizione nella foto in alto), alla strategia sui rifiuti – il TMB a Guidonia Montecelio, dal quale estrarre il «CSS da utilizzare in impianti di valorizzazione energetica autorizzati» come si legge nel contratto AMA Spa-Ambiente Guidonia srl; il termovalorizzatore di Santa Palomba-Pomezia; l’espulsione degli sfasciacarrozze dalla Capitale per insediarli in provincia: a Guidonia Montecelio per esempio –; per passare alla delibera sul «Polo Est» che finirà per trasformare Pietralata in una “città-gabbia”, una sorta di confine che sia d’ostacolo a chi vive nei sobborghi a oriente della metropoli e ai Comuni della Città del nord-est tramutati in “borgate-slums della seconda periferia” impedendo di far parte della Capitale. Lo SDO è stato seppellito, altro che “linee programmatiche”. Cessato ogni obbligo da assolvere tra Gualtieri, gli amministratori e i sindaci interessati. Niente da concordare, nessuna informazione, tutto si decide in proprio.
Quanto agli abitanti, il sindaco di Guidonia Montecelio deve stare tranquillo. Diciamo 250mila. Nel medio termine, le quantità di residenti agognata nel Consiglio comunale del 21 ottobre, arriverà da Pietralata, dai 13 grattacieli, dal luogo di lavoro in costruzione. Così come quelle altre centinaia occupati nella «Fondazione Technopole» a Pietralata.
Per di più, è certamente una singolarità, dopo multipli di decenni, improvvisamente sarebbe stata sistemata qualità e quantità di alcuni servizi a disposizione dei residenti extraterritoriali. Che con il treno metropolitano Pietralata-Tivoli Terme (il capolinea di Guidonia Montecelio dovrebbe essere pronto a dicembre 2025), e con il raddoppio della Tiburtina, potranno raggiungere più velocemente i luoghi di studio e di lavoro nella Capitale. Come dire, il trionfo del pendolarismo. L’ospedale di Cesurni a ridosso della stazione di Tivoli Terme sarà il preferito dagli occupati nei 13 grattacieli di Pietralata che faranno perno sulla stazione Quintiliani della Defense Tiburtina (per rendere l’idea, per la sola ISTAT i lavori del grattacielo che conterranno 2.493 unità inizieranno nel 2023).
Buoni propositi e capitali resi disponibili stanno a confermare che al pensiero colonialista di Roberto Gualtieri non è estranea la Regione Lazio, tanto che nessun partito della Pisana ha sollevato obiezioni, nessuno. Nemmeno per reprimere un’illusione coltivata per anni, il sogno di poter vivere in un “luogo normale”.
Il 21 ottobre, come detto, Mauro Lombardo non è stato aiutato dalla platea. Forse memore della propria antipatia dichiarata in Consiglio precedentemente per i discorsi politici, nessuno ha sottolineato che la piattaforma programmatica finiva per combaciare con quella «colonialista» di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma ma «governatore dell’area metropolitana». Dove, secondo il Campidoglio, si annidano le risorse e i servizi dei quali la Capitale ha necessità e comunque intende servirsi. Trattandosi di una cosa che si definisce “politica”, il dibattito si è soffermato su “noi siamo d’accordo”, il “nostro partito è d’accordo”. Sarà indispensabile soffermarvisi su. D’accordo su che cosa? Su che “modello” di città?
Tema non affrontato nemmeno dal PD, un tempo cultore della “strategia” anti-romanocentrica, dell’autonomia della Città del nord-est (i cui confini andavano da Subiaco a Monterotondo). Il cui capogruppo Emanuele Di Silvio, ha invece svolto uno straordinario intervento centrato sulla stima che personalmente coltiva per Adalberto Bertucci, capogruppo di Fratelli d’Italia. Un darsi da fare obbligato in un Comune dove la minoranza PD, dopo la sconfitta elettorale, è stata inopinatamente promossa a far parte del governo cittadino mentre l’ex presidente missino di Atac, è stato l’unico ad aver diagnosticato la fine dell’alleanza. C’è chi lamenta che a Guidonia Montecelio l’opposizione non ci sia. I soliti estremisti, ci si sta attrezzando per tacitarli, non si può volere tutto (immaginarsi quanto tempo si sarebbe perduto nella discussione di un tema come quello illustrato in queste righe). © RIPRODUZIONE RISERVATA