di TOMMASO VERGA
“MA ALLORA non deve lavorare?” Una domanda, legittima, che andrebbe posta – stando alle regole della professione – alla fine dell’articolo, a concludere l’illustrazione dell’argomento. Invece è proprio l’interrogativo a fornire il ‘la’ al tema, poiché mentre gli incarichi precedenti non sono mai stati evidenziati né sottoposti alla lente d’ingrandimento, la questione adesso si pone. In termini di rilevanza assoluta. Benché, ad essere pignoli, va detto che anche il passato avrebbe meritato una valutazione adeguata, visto che si attaglia a un diverso quesito: c’è un nesso tra le virtù descritte dall’educatore – al massimo livello dei posti di lavoro occupati: preside del “Giovanni XXIII” a Villanova di Guidonia e all’”Isabella d’Este” di Tivoli, intervallando con San Vito Romano e Vicovaro –, e quel che (non) appare nel suo curriculum vitae?
Si parte allora dal documento, datato 2016, visto che offre lo spunto all’intero ragionamento. Siccome il veleno si annida in coda, in questo caso proprio alla fine delle tre pagine del curriculum – disponibile sul sito della scuola – si legge “Assessore politiche scolastiche dal 01/06/1987 al 01/06/2005”. Già. E perché non il più significativo e importante “Sindaco in carica dal 21/07/2005 al 22/12/2007”? Semplicemente perché non c’è scritto. Dimenticanza? Quando mai. Piuttosto, la omissione consapevole che sta a dimostrare come l’autore preferisca non rendere pubblica la carica e il relativo nome della cittadina che ha amministrato sotto le bandiere di Forza Italia: Casalnuovo, Napoli.
Definito il contesto, un omaggio. Alla “iena” Giulio Golia – autore del servizio che tanto clamore ha sollevato a suo tempo – che lo intervistò dopo averlo atteso inutilmente per ben 24 ore. Alla fine, Antonio Manna, il sindaco di Casalnuovo, rispose. I contenuti surreali del dialogo sono rimasti nella memoria. Straordinaria la risposta alle domande sulla speculazione edilizia nel paese del Napoletano (oltre 50 mila abitanti) da lui amministrato: “Speculazione edilizia? non me ne sono mai accorto”. Proprio mentre il cameraman inquadrava la ininterrotta schiera di 73 (settantatrè!) costruzioni abusive alle sue spalle. Un altro aderente al club dei “a mia insaputa”. Il primo sequestro a gennaio del 2007, l’abbattimento di alcuni edifici successivamente, infine a dicembre dello stesso anno, lo scioglimento del Consiglio comunale con l’accusa di infiltrazioni camorristiche. Firmato, Roberto Maroni, ministro dell’Interno. Non un avversario politico quindi. Tra i consiglieri cittadini – riferirono le cronache –, molti imprenditori edili o parenti di imprenditori edili, tutti sospettati di legami con clan malavitosi.
Volendo infierire, si potrebbe aggiungere la condanna della Corte dei conti della Campania del febbraio 2012 a carico di Manna, nella qualità di sindaco, per danno erariale, motivo però secondario rispetto al tema. Che si concentra sul fatto che il pellegrinaggio tra le scuole del comprensorio è terminato, e Antonio Manna ad inizio dell’anno scolastico in corso è stato nominato rettore del “Convitto nazionale” di Tivoli. Qui si pone il problema, la cui rilevanza va ben oltre i confini cittadini. Perché l’istituzione non è soltanto una scuola ma anche riferimento di relazioni e di rapporti nazionali e internazionali.
Si prenda ad esempio l’inaugurazione dell’aula intitolata a Confucio. Il 27 novembre 2015, presenti, accanto ad autorità cittadine, il reggente Antonio Manna insieme con il consigliere Istruzione dell’ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia, Luo Ping, e il direttore dell’”Istituto Confucio Sapienza” dell’Università di Roma, Zhang Hong. In preparazione dell’incontro sono certamente transitate negli uffici della delegazione cinese, normale procedura, informative su luoghi e persone. Compreso lo status (non velato da omissis) di Antonio Manna, ex sindaco di Casalbuono (Na). All’immaginazione l’interpretazione sullo stupore degli ospiti. Se fosse capitato ad altri – dato il riconosciuto bon ton istituzionale dei cinesi – non sarebbe venuto a mancare qualche giudizio appartenente alla casistica-tipo: “Come? camorra? bah, i soliti italiani…”.
L’altro aspetto investe direttamente la nomina. A fronte delle criticità riscontrate, il Provveditorato regionale del Lazio e il Miur, il ministero dell’Istruzione, avrebbero dovuto valutare con maggiore attenzione l’affidamento dell’incarico. Troppe le controindicazioni sul soggetto prescelto.
Si torna all’inizio: “Allora Manna non deve lavorare?”. Certo che deve – tanto che in precedenza nessuno ha posto problemi o sollevato obiezioni –, ma sicuramente non al Convitto nazionale “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” di Tivoli. Perché, data la natura dell’istituzione, ne va di mezzo il nome del nostro Paese. Di apprezzamenti di questo genere l’Italia non ha certamente necessità.