di TOMMASO VERGA
MICHELE VENTURIELLO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Per quanto non ancora ufficializzato, il cambio si dà per certo, a verifiche in corso. Insieme con l’avvocato, da convincere Arianna Cacioni e Andrea Mazza, in sostanza tutti gli eletti della civica «Città Nuova, Cambiamo» (già: ma cosa ne pensa Eligio Rubeis, il fondatore della lista?). Obiettivo, rilanciare, rafforzata, la coalizione liste civiche-Pd, che a un anno distante dall’essersi insediata al governo di Guidonia Montecelio, traballa e non poco da qualche mese a questa parte. I prodromi della crisi sono stati formalizzati da Erik D’Alisa, presidente pro-tempore del “parlamentino”, con la presa d’atto dell’uscita da Guidonia Domani di Maurizio Remoli e Alessia Croce – comunque rimasti in maggioranza –, secondo e terza degli eletti della lista, così dimezzata quanto a numero di rappresentanti di Mauro Lombardo e Aldo Cerroni, promotori della «partita liste civiche» con Paolo Morelli, schema vincitore delle elezioni amministrative del giugno 2022.
Da consegnare agli atti, quindi, la prima crepa nella coalizione che sostiene da poco più di un anno il sindaco “civico”, un fatto «che potrebbe portare a movimenti tellurici in giunta». La definizione coniata da hinterland nel servizio del 28 settembre, a fronte di quanto si profila, giustamente non sollecitava all’ottimismo.
Lo stesso brusio circa l’imminente novità della presa di possesso della poltrona di presidente del Consiglio (novità Venturiello? insomma…) – accompagnata dall’assegnazione d’un “titolino” ad Arianna Cacioni –, è a tutti gli effetti preavviso di frantumazione in profondità degli assetti.
Sebbene non ancora della disarticolazione degli accordi politico-istituzionali dell’amministrazione comunale retta da Mauro Lombardo. Che può tranquillamente contare invece sulla cieca (dei non vedenti) fedeltà del Pd (il titolo di copertina dell’Espresso di questa settimana: “Il PD più pazzo del mondo”, non comprenderebbe il partito di Guidonia Montecelio (altrimenti sarebbe stato corretto in “il più pazzo pazzo strapazzo del mondo).
Allora: Venturiello presidente del Consiglio, seguito da un incarico ad Arianna Cacioni, “incarico” non assessorato il quale avrebbe per conseguenza la perdita dello scranno consiliare.
Michele Venturiello, capogruppo di Forza Italia all’epoca del «sistema dei partiti» e del secondo mandato del sindaco Eligio Rubeis, si riposiziona così nel ben conosciuto e sperimentato “sistema guidoniano”, il medesimo respinto 6 anni fa dalla vittoria dei 5 stelle di Michel Barbet contro Emanuele Di Silvio (le scelte del PD!) e che si è riconfermato in diretta successione con la prevalenza dei “civici” nel 2022.
Fermata, si cambia? Si direbbe di sì, vista la scelta di Michele Venturiello, autore di un’intemerata contro i partiti, prescindendo dal mantenimento comunque del sistema di relazioni con Forza Italia intanto rappresentando la civica «Città Nuova, Cambiamo» (si ignora dove alberghi la «Città nuova» e dove risieda quel «Cambiamo»; entrambi estranei a Guidonia Montecelio. Soprattutto ignori i risultati dell’Urbanistica, l’assessorato assegnato a quella formazione, «corrente» Andrea Mazza.
«Città nuova Cambiamo», è composta da «civici» però tutti aderenti a Forza Italia; lo stesso Venturiello, Andrea Mazza, Arianna Cacioni, contemporaneamente candidata da FI alla Regione Lazio lo scorso giugno insieme rappresentante della «lista civica» a Guidonia). Un cambiamento non superficiale di intendere la politica.
Come ripetutamente sottolineato da hinterland, «Città Nuova» è stata sinora una sorta di governo-ombra, così come voluta e allevata da Eligio Rubeis, l’ex sindaco di Forza Italia arrestato il 20 luglio 2015 poi condannato dal tribunale di Tivoli. Si pensi che le intercettazioni telefoniche e ambientali di quel procedimento si materializzarono in un fascicolo di 600 pagine. Una montagna, che chissà se e quanto ha contribuito a convincere il ministro Carlo Nordio nella politica antintercettazioni (che comunque, in qualità di pm) per proprio conto, risulta tutt’altro schivo dal ricorso allo strumento.
Infatti, in quanto sostituto procuratore a Venezia, nel processo sul «Mose», Nordio raggiunse il traguardo di 300mila ore di intercettazioni, curioso quantomeno che oggi, da ministro della Giustizia, invochi una riforma che riduca il ricorso se non la proibizione del servizio.
Immagini Michele Venturiello, avvocato, in èra-Rubeis capogruppo di Forza Italia a Guidonia Montecelio, quali conseguenze si sarebbero determinate per effetto delle diverse indagini – l’«Operazione Ragnatela» tanto per dire –, se Carlo Nordio fosse stato di stanza a Tivoli, a chi avrebbe indirizzato il refrain che lo rese celebre: «non poteva non sapere». Accusa distribuita a piene mani (inoltre accompagnata da dichiarazioni pubbliche e alla stampa) contro Massimo D’Alema e Achille Occhetto. Addebito privo di qualunque effetto (stampa a parte, perlomeno giudiziario). © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb