di TOMMASO VERGA

AH CHE BELL’ ‘O CAFE’ cantava Fabrizio De André. Purché nero-bollente precisava Rino Gaetano. Qui però risultano secondari i gusti, salvo la preferenza (obbligatoria) per il “lungo”. Senza distinzioni. Visto che ogni propensione o pretesa è abbattuta da una tazzina aspettata per oltre tredici mesi. In fin dei conti si tratta di sanità, la lista d’attesa è canonica, di prammatica. Non che sino ad ora si negasse la bevanda ai richiedenti ma vuoi mettere un’arabica strizzata “secondo canone d’affitto-bar”? Tutto un altro gusto.

La cronaca segnala che è giunta al termine la competizione – il cui start risale al 16 settembre 2016 – che ha provveduto a regolarizzare l’affitto-bar dei cinque locali interni agli ospedali e quello del distretto di Guidonia Montecelio dell’Azienda sanitaria locale Rm5. Depositato qualche giorno fa il verbale conclusivo redatto dalla commissione esaminatrice. Determina 2668, data, 30 ottobre 2017. Oggetto: il canone d’affitto-bar.

MA QUANTO DOVRA’ COSTARE CAPPUCCINO E CORNETTO?

D’ora in poi, al cappuccino e cornetto (se si preferisce coffee break e lunch, è più trendy) in cinque sedi della Rm5 provvederà la “Fantasy catering di Gentili Rina & C.”, che le aggiunge al “Circolo funzionari della polizia di Stato”, all’istituto scolastico “Enrico Fermi” di Frascati, ai 2500 distributori automatici e via elencando. Non a Colleferro. Perché il “Leopoldo Parodi Delfino” è andato alla “3ma srl”.

Chiusa la procedura, per “affitto-bar” la Rm5 incasserà 305.088 euro l’anno. In tutto, un milione e mezzo stando alla durata quinquennale del contratto. Così distribuiti: 108mila da Tivoli, 76mila da Colleferro, 43mila da Palestrina, 40mila da Subiaco, 10mila da Guidonia Montecelio. Cifre che mentre ipersoddisfano il committente – che aveva chiesto la metà – lasciano interdetti un po’ tutti. Davvero i bar della Asl permettono di incamerare cifre da capogiro? E se sì, perché sinora ciò non è stato?

Come in una storia che si rispetti, c’è sempre una prima volta. Perché, per quanto possa apparire incredibile, si tratta dell’esordio della Asl nella veste di “padron di casa”. A quanto pare, sino ad ora nessun barista aveva corrisposto l’affitto-bar all’azienda sanitaria. La quale, dal canto suo, si era ben guardata dal richiedere alcunché. Con l’eccezione del bar interno al distretto di Guidonia, il cui canone è contrattualizzato.

L’AFFIDAMENTO DIRETTO DI MENSE E BAR AL DOPOLAVORO ATAC-COTRAL E’ VALSO UN PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO

Anche se, da quanto si riesce a desumere da asserzioni smozzicate, con molti “non ricordo”, una sorta di convenzione ci sarebbe stata. In un (parzialmente) prescritto passato. Con il “Cral” aziendale, dal 2007 tramutato in “Ospa” (acronimo di Organismo sociale del personale azienda Asl Rm G) con sede in via Parrozzani 3 a Tivoli. Meccanismo e partite che, alla luce delle offerte proposte e dall’esito della gara, porta a immaginare che l’azienda sanitaria abbia rimesso un bel po’ di quattrini per le minori entrate.

Perché, sebbene non alla Asl, gli affitti-bar venivano comunque erogati. E nemmeno pro-forma. Si prenda il locale interno al “San Giovanni Evangelista” di Tivoli, un esborso, a quanto pare, di 7.500 euro al mese. Per dodici si arriva a 90mila. Analogamente gli altri esercizi, negli ospedali o nei distretti. Interlocutori dei gestori i Cral (i circoli ricreativi aziendali). Fino alla riforma che ha comportato la sostituzione con l'”Ospa RmG”. Anno 2007. A quel momento sarebbe stato necessario indire la gara “affitto-bar”.

Soccorre la comprensione un procedimento giudiziario ufficializzato dagli avvisi di garanzia risalenti a metà luglio di quest’anno, per fatti simil-analoghi accaduti a Roma. Pubblico ministero Nicola Maiorano, procuratore aggiunto Paolo Ielo, l’indagine riguarda il dopolavoro Atac-Cotral gestore delle mense, dei bar, dei distributori di bevande e snack aziendali.

Da 40 anni “regolamentava” la materia l’accordo tra dirigenza del trasporto pubblico e confederazioni sindacali. L’accusa: per Cotral e Atac un risparmio mancato di 14 milioni. Per la Asl di Tivoli – si chiamasse Rm25 o 26, RmG o Rm5 – minore ma indiscutibile l’effetto mancato-introito. In soldoni, se cinque anni valgono 1 milione e mezzo, il doppio lustro alle spalle non poteva che attestarsi a tre. Milioni. Di euro.

L'”Ospa” quindi. Uniche tracce dell’esistenza dell’organo associativo tra i lavoratori della Asl le offre una home page in permanente under construction, mentre una ulteriore ricerca su internet conduce a “ospacralaslromag.it“, un sito web “creato” (created) il “2012-02-16 10:25:44”, la cui ultima attività (last update) risale “al 2012-02-16 10:25:44”; rappresentante del quale (name technical contacts) è Domenico De Vincenzi, dipendente della Asl.

Un personaggio omonimo del piddino nel 2014 concorrente alla carica di sindaco di Guidonia Montecelio. Città dove è stato consigliere comunale, nonché assessore e vicesindaco (processato per i “cessi d’oro” con la giunta di tangentopoli; poi la prescrizione…). Nessuna omonimia invece col presidente e vicepresidente di Cotral, col consigliere di amministrazione di “Assicurazioni di Roma”, col presidente di “Atral”, col componente del direttivo di “Asstra”, col membro della giunta esecutiva di “Confservizi Lazio”.

I “FITTI IGNOTI” HANNO FORMATO LA BASE D’ASTA?

In conclusione, ancora un paio di osservazioni a cominciare dal massimo rialzo sul quale s’è fondata la gara. Che se per un verso soddisfa gli auspici, per l’altro comporta gli inconvenienti della procedura opposta, quella del massimo ribasso. Formuletta che, negli appalti, troppo spesso ha dato luogo a interruzioni, abbandoni dell’opera, utilizzo di materiali di scarto, cattedrali nel deserto, controversie.

Ragionamenti che hanno provocato perplessità nella stessa “commissione esaminatrice” (Francesco Malatesta, Giuseppe Muratore, Paolo D’Aprile, Francesco Seno segretario). Che però non ha illustrato la ragione dei dubbi. Certamente non costituito dal fatto che il 25 giugno d’un anno fa Alessandro Ricchiuti rappresentasse la “Panda Benedetto srl” nella gara per il bar del “liceo Majorana” di Guidonia Montecelio proprio contro la sconfitta “Fantasy catering”, che invece, questa volta, per prevalere s’è affidata a un omonimo.

In ogni caso, prima di concludere, sia la “Fantasy” che l'”Ariston” (sì, proprio il bar di Tivoli in piazza Garibaldi; avallimento di Bartolomeo Terranova) sono stati sottoposti a verifica: come si apprende dal verbale, “superata”. Trascurabili i come e i perché. Tanto che la stessa commissione non li ha ritenuti degni di significato.

Alla pari di un esame che, applicato a offerte tanto considerevoli, rende curiosi sul criterio adoperato dal committente-Asl nello stabilire la base d’asta. Molto probabilmente, ci si è basati su quei fitti ufficialmente ignoti alla contabilità aziendale. Decisamente polverizzati dall’aggiudicazione pari a 305.088 annui, pressoché il doppio.

A sentire gli ex gestori attuali – tutti “fatti fuori” – il delta tra domanda e offerta appare decisamente fuori mercato. A loro dire, la soluzione sarà una e una soltanto: l’aumento generalizzato dei prezzi al consumo, sia per l’utenza occasionale che per il personale della Asl. Prospettiva nera-bollente.