di TOMMASO VERGA
PER ENTRAMBI, L’ESAME va oltre il collegio uninominale, le questioni in ballo sono più d’una e prescindono dal risultato. Due contendenti decisamente radicati a Guidonia Montecelio, Sebastiano Cubeddu (5stelle) e Aldo Cerroni (Partito democratico), una terza incomoda Barbara Salmartini, prescindibile, espressione di Noi per Salvini, sulla carta favorita anche se l’uninominale così concepito è avventura degna di un picchetto di scommesse, ogni esito è possibile.
Si diceva, il “collegio”. Indubbiamente l’elemento distintivo. Seppure un luogo fuori luogo. Delimitazione idonea per le amministrative (e ci mancherebbe!), giustificabile (con qualche riserva) per la Regione, ma perché debba valere nella scelta delle candidature per il Parlamento sfugge. La nascita, la residenza sono criteri che addirittura si attagliano più alle scelte-Bruxelles, per l’Unione europea, che per Montecitorio e Palazzo Madama.
Era discutibile la “ricetta” quando si votò con il mattarellum, dentro collegi ritagliati sul modello delle Province, figurarsi ora con una legge che serve unicamente ad assicurare il comando dei partiti ai loro capi. Tutti i partiti. Una legge senza capo né coda, della quale non si coglie la ratio (fa ridere il lamento sulle “sofferenze” dei partorienti il Rosatellum). Solo un miracolo potrà dire se il 5 marzo avremo o meno una maggioranza di governo. Tutto risaputo.
Epperò, nel concreto, dalla piazza al bar, il filo conduttore che avvince è la relazione che passa (o che i contenders riescono a rendere “leggibile”) tra la proposta dei partiti e il territorio. Ed è dentro il criterio che si collocano gli spunti interessanti l’analisi della politica. Il principale lo suscita l’uninominale per la Camera nel collegio Guidonia Montecelio.
La contesa è intrigante già nelle premesse, se si esamina come i due contendenti si sono avvicinati al ring uninominale. Entrambi consiglieri comunali fino allo scioglimento anticipato dell’assemblea cittadina, Aldo Cerroni, una antica militanza nel Pd, presidente del Consiglio promosso dalla maggioranza FI-Udc-Fd’I della “tangentopoli2” guidoniana; Sebastiano Cubeddu, duro oppositore nelle vesti di capogruppo dei 5stelle. Soltanto una settimana fa non risultavano competitori. Per motivi diversi.
Offrire soluzioni programmatiche da trasformare in leggi all’indomani del voto
Il primo perché assente dalla politica diretta dopo la rottura delle trattative con il Partito democratico in occasione delle amministrative di metà giugno 2017 (oltreché dimesso da consigliere comunale eletto dalla sua lista civica); il pentastellato per il negativo risultato ottenuto delle parlamentarie con il settimo posto sugli otto del listino. Un esito preannunciato da una parte del movimento 5stelle. Un voto venuto meno a Guidonia Montecelio e a Tivoli, le due platee di riferimento maggiori.
Ma in cosa si traduce la campagna elettorale rispetto alle attese dei cittadini? E’ l’unico motivo che giustifica il ricorso al “territorio”, ovvero la capacità di candidati e partiti di offrire soluzioni programmatiche da trasformare in leggi all’indomani del voto. La principale: “deromanizzare la provincia”. Rendere il protocollo firmato il 19 gennaio dai sindaci di Guidonia Montecelio e Tivoli la magna carta di un futuro meno precario e incerto. In un “collegio” che possiede risorse abbondanti purché si decida di tornare a governare nell’interesse collettivo.
Sotto il profilo strettamente organizzativo, nella prospettiva del 4 marzo, si tratterà di vedere se il “cartello” delle liste civiche – dal centro fino alla destra – che hanno sostenuto Aldo Cerroni e l’ipotesi di accordo con il Pd in occasione delle amministrative 2017, si esprimerà a favore della scelta di correre con i democratici alle “politiche”. Nulla di scontato. Perché nel “patto federativo” dell’anno scorso albergavano missini non ex come Mauro Lombardo e Gianluigi Marini, “devoti” alemanniani, non è detto convertiti al renzismo nell’ultima ora.
Diversamente che nel passato, al comprensorio tiburtino potrebbero mancare rappresentanti nel nuovo Parlamento
Quanto a Sebastiano Cubeddu – che nemmeno partecipò alle amministrative 2017 in quanto l’elezione sarebbe risultata incompatibile con l’appuntamento delle politiche –, non v’è dubbio che la campagna elettorale non riguarderà soltanto la sua persona e il movimento 5stelle, ma anche l’amministrazione comunale in carica da fine giugno 2017.
Un governo, quello cittadino, in sofferenza sin dal primo momento dell’ingresso in municipio. Per motivi oggettivi (oggi si può dire che sarebbe stato meglio dichiarare il dissesto delle finanze a fronte del “buco” di 55 milioni tramandato dalla giunta di tangentopoli agli eredi) e per una sostanziale mancanza di esperienza e di conoscenza della macchina amministrativa non colmata dalle sortite in nome della buona volontà e abnegazione.
Cosicché, molti dei problemi irrisolti ricadranno sul candidato alla Camera. Il quale avrà il suo bel da fare per respingere le accuse, i malumori, le inquietudini, la voglia di rivincita specie dei carnevalieri che hanno ridotto Guidonia Montecelio nelle condizioni attuali.
Per come sono messe le cose, la possibilità (elevata), diversamente dal passato, è che il comprensorio tiburtino non abbia rappresentanti nel nuovo Parlamento a fronte dei due uscenti (Andrea Ferro e Monica Gregori). Un tema per la campagna elettorale. Del territorio.