di CARLO BOLDRIGHINI
TIVOLI, ANTICHISSIMA città latina, possiede un patrimonio archeologico secondo solo a quello di Roma, ha due siti nel Patrimonio dell’Umanità (World Heritage) dell’Unesco, e il paesaggio tiburtino ha segnato le origini della pittura paesaggistica, tanto che il tempio rotondo sulla rupe dominante la cascata sembra sia il paesaggio più riprodotto in dipinti e stampe nei secoli XVI-XX. Tivoli è anche città a dichiarata vocazione turistica, ma non ha un museo cittadino.
Va dato atto all’amministrazione del sindaco Giuseppe Proietti di aver messo decisamente mano alla vicenda ormai trentennale del museo di Tivoli, riuscendo alla fine del 2015 a completare i restauri di una parte del complesso monumentale settecentesco dell’Annunziata, destinato a sede del museo fin dal 1995, e ad aprirli al pubblico come spazi espositivi per mostre dedicate al patrimonio paesaggistico e culturale della città e del suo territorio. Un progetto di esposizione museale stabile è in preparazione.
Il museo di Tivoli da Boratto al 2015
Del museo si parla almeno dagli anni Ottanta. Nel 1993 un progetto preliminare, redatto da alcuni noti archeologi e studiosi, fu pubblicato a nome di una Associazione per l’istituzione di un Museo di Tivoli, con prefazione di Alcibiade Boratto, allora senatore della Repubblica, e che in quello stesso anno diventò sindaco per la quarta volta. Come sede del museo era indicato il complesso dell’Annunziata, costituito dal Palazzo della Missione e dalla chiesa omonima, sulla piazza Campitelli, nei pressi di uno degli ingressi di Villa d’Este. Il complesso, che, con la confisca dei beni ecclesiastici del 1873 era stato accorpato al demanio statale, e destinato poi a sede del Riformatorio giudiziario per minorenni (“I discoli”), versava in pessimo stato.
La sua destinazione a sede del museo di Tivoli fu deliberata nel 1995 dall’amministrazione Boratto, che si impegnava a chiederne il trasferimento dal demanio dello Stato a quello comunale. Negli stessi anni ’90 iniziarono i primi restauri, che proseguirono poi per stralci successivi, soprattutto con fondi della Provincia e della Comunità europea, e sono ancora in corso. Proprio in questi giorni sono iniziati i lavori per il recupero del secondo piano dell’edificio.
Dal 2015 il complesso dell’Annunziata è aperto al pubblico mercé i fondi europei
Otto anni dopo la delibera del 1995, nella primavera del 2003, il consiglio comunale della prima amministrazione Vincenzi approvò la costituzione del museo di Tivoli, con relativo statuto, che prevede un consiglio d’amministrazione di tre membri, un direttore e un comitato scientifico. Si ottenne un finanziamento della Provincia di circa 2 milioni di euro, che permise la messa in sicurezza del complesso dell’Annunziata e il recupero di una sua parte. Sembrava che l’apertura del museo di Tivoli fosse imminente, ma nel decennio successivo la vicenda subì un “raffreddamento”. Il museo di Tivoli non era evidentemente una priorità. L’unico passo significativo fu l’acquisizione di un finanziamento europeo Por-Fesr Lazio di circa 330.000 euro che permise di proseguire i restauri del palazzo della Missione.
Nel 2014 è eletto sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti, archeologo, già direttore generale del ministero dei Beni culturali. Ha anche lavorato in varie parti del mondo per conto dell’Unesco, in particolare allo scavo delle lastre istoriate del “palazzo senza eguali” del re assiro Sennacherib (VIII-VII sec. a. C.) e del loro allestimento nel museo di Mosul (lo scempio che ne hanno fatto i mercenari dell’Isis ha avuto vasta pubblicità sui telegiornali).
Le competenze e l’interesse del sindaco per il museo non sarebbero forse bastati nell’attuale quadro di crisi delle amministrazioni locali, che mancano di fondi e di personale anche per i servizi più elementari. Ma una clausola dei fondi Por-Fesr specificava che i locali restaurati dovevano essere aperti al pubblico entro il 2015, pena la restituzione dell’intera somma. Il sindaco ha pertanto deciso di procedere, anche con l’aiuto di volontari, ed è stato nominato un consigliere del sindaco per il museo, a titolo completamente gratuito, nella persona di un funzionario del MiBAC in pensione con vasta esperienza in allestimenti museali.
In attesa della redazione finale del piano museale, e del restauro dei tre piani superiori del complesso dell’Annunziata, si è deciso di utilizzare i primi due piani del museo di Tivoli per una serie di mostre, con ingresso gratuito, dedicate ad illustrare i beni culturali, storici e ambientali della città. Nel frattempo si rimetteva in moto la procedura per l’acquisizione del complesso dell’Annunziata al demanio comunale iniziata dall’amministrazione Boratto nel 1995.
Le due mostre precedenti, un notevole successo di pubblico
“Il Giubileo della Misericordia” (2015-2016). I locali dell’Annunziata si sono aperti il 22 dicembre 2015 con una mostra che, traendo ispirazione dall’anno giubilare indetto da papa Francesco, era dedicata alla storia degli eventi giubilari a Tivoli. Il materiale, proveniente dal prezioso fondo antico della Biblioteca comunale, illustrava la ritualità, i pellegrinaggi, i luoghi sacri, e particolari episodi, e includeva importanti documenti storici, come una bolla papale e una lettera del cardinale Ippolito d’Este. La mostra era completata da quella che è forse l’opera d’arte più importante della città, la Deposizione lignea del XIII secolo, proveniente dal Duomo, e valorizzata da una particolare illuminazione.
“Le bellezze di Tivoli nelle immagini e negli scritti del Grand Tour” (2016-2017). Aperta il 17 dicembre 2016 e chiusa il 31 ottobre 2017, illustrava con acqueforti, litografie, acquerelli, olii su tela, ed anche video, il ruolo centrale di Tivoli nel Grand Tour, il viaggio culturale in Italia compiuto, tra il Cinquecento e il Novecento, da letterati e artisti, ma anche da uomini politici e teste coronate.
Le “bellezze di Tivoli” accessibili ai visitatori del Grand Tour non erano tanto la Villa d’Este, proprietà privata della casa d’Asburgo, o la Villa Adriana, i cui resti erano difficilmente leggibili, ma l’acropoli cittadina, con la grande cascata e le cascatelle (e dal 1832 la Villa Gregoriana), il complesso di Ponte Lucano con il mausoleo, e il grande Santuario di Ercole Vincitore, interpretato erroneamente come villa di Mecenate. Di quest’ultimo monumento la mostra esponeva una dettagliata ricostruzione in vetro dell’artista tiburtino Paolo Cirignano, oltre ai preziosi rilievi ottocenteschi del francese Charles-Alphonse Thierry, che hanno permesso di ricostruire il tempio del Santuario di Ercole, distrutto nel 1925 per la costruzione della centrale elettrica. Il Santuario di Ercole fa ora parte dell’Istituto Villa Adriana-Villa d’Este del Mibact ed è in corso di restauro.
Le mostre sono state rese possibili grazie all’aiuto della Società tiburtina di storia e d’arte, del personale della biblioteca comunale, e di singoli cittadini. La mostra sul Grand Tour in particolare si è potuta realizzare solo grazie al prezioso materiale messo a disposizione dalla Galleria Vincenzo Conti. Un catalogo, curato dal professor Roberto Borgia, della Società tiburtina di storia e d’arte, è stato pubblicato dalla Tiburis artistica. Ha richiesto non poco lavoro e costituisce una importante documentazione sul Grand Tour a Tivoli.